Mese: Aprile 2022
Il laboratorio Brein, la “griffe” che produce borse, accessori e anche abbigliamento di design, non manca di creatività.
In vista della Pasqua sono arrivati infatti i Brein Bunny, simpatici coniglietti di stoffa che sono un po’ la versione pasquale della calza della Befana… Infatti si prestano molto per essere riempiti di ovetti di cioccolato o di altre sfiziosi da regalare. Ma sono, come tutti i prodotti Brein, frutto di un design meticoloso e di scelta accurata di materiali. E’ pure bello collezionarli e tenerli come soprammobili…
Sono così cool che il locale più antico di Vercelli Taverna & Tarnuzzer, li espone in bella vista, sono ideali per contenere le loro prelibatezze di pasticceria, ma sono anche dei perfetti personaggi da ritrarre, magari sullo sfondo della Basilica di S. Andrea, o vicino ad altri monumenti, magari anche nel salotto di casa. Ci sono tanti modi per portarseli dietro e regalarli.
Ma non sono solo belli, hanno anche un loro senso e uno scopo ben preciso. Infatti questi prodotti sono interamente creati con tessuti di recupero e realizzati da persone che vivono disagi legati a una forte sofferenza psichica. Sostenendo questo Progetto viene offerta loro la possibilità di sperimentarsi in un ruolo sociale valido e continuativo, riprendendo così a vivere.
“Dai valore alla tua Pasqua portando sempre con te un Brein Bunny!” E’ questo lo slogan per questa nuova campagna che parte da Diapsi.
I Brein Bunny vi aspettano nell’atelier di Via Dante Alighieri 93 – Vercelli, dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00.
Altre info sulle pagine Facebook e Instagram dell’associazione e di Brein.
Redazione di Vercelli
Il delirio dell’ideologia vaccinista Covid-19 non si ferma nemmeno davanti alla fine del cosiddetto “stato di emergenza”: in questi giorni, infatti, moltissimi docenti italiani stanno subendo un’eclatante discriminazione sul posto di lavoro nel silenzio quasi generalizzato della pubblica opinione, dei sindacati e delle istituzioni.
Migliaia di uomini e di donne operanti nel settore della scuola (come nel mondo della sanità e delle Forze dell’Ordine, così come i lavoratori “over 50”) – che non hanno potuto o voluto accedere alle terapie geniche sperimentali meglio note come “vaccino anti Covid-19” – sono state, negli scorsi mesi, private del diritto costituzionale al lavoro.
Il buona sostanza lo Stato ha posto in essere un ricatto mai visto in precedenza: o ti “vaccini” (con tre dosi, perché due non si sono rivelate per nulla efficaci) o non lavori più (e rimani senza stipendio).
Ora, davanti all’evidenza dell’insostenibilità logica di alcune tesi al limite del fanatismo pandemico e abbondantemente smentite dai fatti, alcune misure sono state riviste e/o revocate: ma permane una diffusa e ingiustificabile legittimazione della discriminazione delle persone cosiddette “non vaccinate”.
Mi riferisco in modo particolare al trattamento decisamente avvilente e sicuramente persecutorio che viene da qualche giorno riservato ai docenti “non vaccinati” che sono stati autorizzati a rientrare sul posto di lavoro: invece che poter rientrare nelle classi a svolgere (da persone regolarmente certificate sane e non infette) la propria mansione, questi vengono costretti, quando va bene, a stazionare per ore e ore in piccole stanze o, quando va male, in veri e propri sgabuzzini insalubri, sostanzialmente a fare nulla.
Siamo davanti ad una palese violazione contrattuale, ad un inaudito spreco di denaro pubblico e ad una vergognosa indifferenza generalizzata: a tutti gli uomini e le donne che stanno subendo questi trattamenti degradanti deve essere espressa la più forte solidarietà e il ringraziamento per dimostrarsi fermi difensori della libertà, in questo tempo che con le parole “rispetto”, “diversità” e “inclusione” sa solo fare dei gargarismi tanto ipocriti quanto inutili.”
Emanuele Pozzolo
Redazione di Vercelli
Ancora Italia, il nuovo partito politico che si ispira alle idee del filosofo Diego Fusaro, debutta a Vercelli, con la manifestazione in Piazza Cavour del prossimo 10 aprile.
Un’occasione per conoscere i dirigenti nazionali e quelli vercellesi.
Il gruppo di Vercelli, proprio la scorsa settimana ha inaugurato la nuova sede, tutta ristrutturata “a braccia” dai militanti, che si trova in Via Massaua 109.
Inaugurazione non politica, ma affidata ad un evento culturale da tutti apprezzato: la scrittrice Elisa Renaldin ha presentato il proprio libro dal titolo suggestivo “Riaccenditi – riscopri la tua natura più autentica a vivi la vita che vuoi”.
Fa gli onori di casa il vercellese Lorenzo Bossi, a nome del gruppo di Ancora Italia della provincia di Vercelli.
Appuntamento, dunque, domenica 10 aprile.
I Riti della Settimana Santa.
Tema importante e che, tuttavia, pare darsi quasi per scontato, come se le cicliche cadenze dell’anno liturgico un po’ lo inglobassero.
Invece la Settimana Santa è il “cuore dell’anno liturgico, solenne approdo rituale verso il culmine del mistero pasquale di Cristo, morto e risorto per salvare l’umanità dal peccato.
La Settimana Santa costituisce il vertice di un cammino forte di vita cristiana, che chiamiamo Quaresima e che possiamo definire come un “tempo per fare spazio”: è infatti un tempo di rinnovamento e purificazione per fare esperienza di conversione, lo spazio per Dio nella nostra vita”.
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Ha esordito così Don Stefano Bedello (Parroco di Santhià e Liturgista di fama) che ieri, 4 aprile, ha accolto l’invito del Parroco di Verolengo, Don Valerio D’Amico: la sua lezione si inserisce nel quadro delle ricche iniziative parrocchiali proprio in preparazione alla Santa Pasqua.
Un uditorio molto attento ha ascoltato il sacerdote vercellese, dall’oratoria semplice quanto profonda.
Un po’ di storia:
”La liturgia cristiana – spiega Don Stefano – dalle forme primitive, passa presto ad una ritualità più ricca ed assume, dopo le persecuzioni dei primi secoli, molte espressioni di partecipazione dei credenti alle celebrazioni liturgiche. Tali forme di “religiosità popo-lare” vengono attestate già nel IV sec. dalla pellegrina Egeria, nel suo Diario di viaggio: massiccia presenza nei “luoghi santi” di Gerusalemme, la preghiera spontanea e commossa, i gesti rituali, i gemiti e le espressioni di gioia, tutto testimonia un “modo popolare” di vivere la liturgia negli stessi luoghi, nelle stesse ore, con le stesse parole dei Vangeli, per rivivere quanto là era accaduto.
Nel Medioevo avviene una specie di divorzio fra la liturgia, troppo clericale e celebrata in una lingua ormai inaccessibile, e la pietà popolare, che si esprime in forme più adatte alla comprensione: sorgono così forme devozionali (talora con eccessi folcloristici) che affiancano alle celebrazioni liturgiche le “sacre rappresentazioni”, grandi catechesi popolari sul mistero di passione e morte di Cristo, ottimali per la comprensione di tutti, ma incapaci tuttavia di esaurire la sua vera portata teologica e soteriologica”.
Occorre però ricomporre ad unità le varie tendenze.
Continua, infatti, Don Bedello:
“Il rapporto tra religiosità popolare e liturgia in ambito cristiano non è mai stato facile, per il rischio di una deriva delle forme di pietà verso forme riduttive di partecipazione e di consapevolezza cristiana, quando non di derive scaraman-tiche. Il magistero dei Papi, da Pio XII a Francesco, ha tuttavia richiamato l’im-portanza di una corretta integrazione, “evangelizzando” la pietà popolare per essere sempre più conforme alla verità della Rivelazione e ai genuini contenuti di fede, orientando i fedeli verso la sorgente del vero spirito cristiano, che è la celebrazione liturgica dei sacramenti.
Le liturgie della Settimana Santa – dalla Domenica delle Palme al Venerdì Santo – sono accompagnate da riti “rappresentativi”: l’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme, accompagnato dal corteo delle palme (o degli ulivi), la lavanda dei piedi nella liturgia del Giovedì Santo (in Coena Domini), l’adorazione della Croce (o la Via Crucis e la processione del Cristo morto) nel giorno “a-liturgico” del Venerdì Santo.
Questi elementi liturgici, così emotivamente coinvolgenti ed evocativi, sono vere catechesi per immagini, e non si discostano mai dalla Parola proclamata nel contesto della celebrazione; i gesti e i segni compiuti non devono ridursi a mere manifestazioni cultuali, evitando di far smarrire ai partecipanti l’autentica adesione di fede che in quella rappresentazione è richiesta”.
Occorre, però, “non fermarsi sul Golgota”, cioè andare oltre il dramma del Venerdì Santo, perché la signorìa della Pasqua abbia ragione dell’oltraggio della morte. Una tensione che Don Stefano tratteggia senza esitazioni:
“Anche se attualmente, almeno in Italia, religiosità popolare e liturgia coesistono senza gravi conflitti (la ricchezza espressiva e la forza commovente delle rap-presentazioni favoriscono un certo risveglio spirituale), resta tuttavia alta la di-saffezione di tanti fruitori di questi “eventi religiosi” alla vita liturgica e pasto-rale della comunità, quasi come se l’atto partecipativo semel in anno ad una pro-cessione possa in qualche modo esaurire le esigenze di un vero itinerario di fede.
Figuranti e spettatori delle Passioni del Venerdì Santo si lasciano coinvolgere dal senso del sacro e del mistero, si lasciano commuovere dall’amore sacrificale di Cristo, ma tanti di loro non andranno oltre quella morte…
Ecco la grande “perdita” di chi si ferma al Consummatum est del Golgota: la morte di Gesù non è l’ultima parola. C’è una gioia piena ed eterna che esploderà il terzo giorno. E quel canto di esultanza per una vita nuova e definitiva – che scaturisce dalla Risurrezione – lo si può sperimentare autenticamente solo nella luminosa liturgia pasquale della Chiesa”.
Una serata molto istruttiva, dunque, anch’essa viatico verso la Settimana Santa.
Lo scorso 4 aprile 2022 si è concluso un progetto di Cooperazione Civile e Militare (CIMIC) che ha visto i soldati italiani del Regional Command West (RC-W), impegnati nell’ambito della missione in Kosovo denominata Joint Entrerprise, effettuare una donazione di apparecchiature radiologiche odontoiatriche a favore del centro di medicina della città di Pejë.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra il Team CIMIC del RC-W e l’Assessorato della Salute della Municipalità di Pejë e rientra nel novero dei numerosi progetti che il contingente italiano sviluppa in supporto delle istituzioni locali nel Kosovo occidentale.
Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il comandante del RC-W – Colonnello Marco Javarone, il sindaco della Municipalità –Dr. Gazmend Muhaxeri, l’Assessore alla Salute – Dr. Petrit Loci, il Direttore dei Centri di Medicina Famigliare della munipalità – Dott.ssa Myrvete Salihi e il Team CIMIC di RC-W.
Sia l’assessore alla salute sia il direttore dei centri di medicina al termine della donazione hanno espresso la propria profonda gratitudine per i materiali ricevuti, aggiungendo che risultano essere di fondamentatale importanza perché consentiranno al centro di incrementare il supporto medico a favore degli abitanti della Municipalità di Pejë.
Infine, il Sindaco ha ringraziato il Comandante del RC-W e il team CIMIC per il continuo supporto che i soldati italiani in missione in Kosovo forniscono all’intera Municipalità di Pejë, non solo con progetti afferenti il settore della salute ma anche in altri settori comunque fondamentali per la comunità.
Il contingente multinazionale a guida italiana, su base Reggimento Artiglieria Terrestre “A Cavallo” della Brigata Pozzuolo del Friuli, opera secondo tre linee direttrici tese a garantire la sicurezza del Monastero di Decane, a monitorare la libertà di movimento nel settore occidentale del Kosovo e a favorire lo sviluppo economico e sociale della popolazione kosovara attraverso i progetti della Cooperazione Civile e Militare (CIMIC).
Redazione di Vercelli
Autocarro adibito al trasporto di generi alimentari, a fuoco nel pomeriggio di oggi, 5 aprile lungo la tangenziale Sp 11 ancora in territorio comunale di Vercelli, in direzione Borgo Vercelli.
I motivi del sinistro sono al vaglio dei Vigili del Fuoco.
Intervento in corso, si consigliano percorsi alternativi.
Guerra in Ucraina e rincari energetici spingono l’aumento dei costi correnti per la produzione della frutta italiana a +51% ma si sale addirittura al 67% per l’ortofloricoltura con un impatto traumatico sulle aziende agricole.
Aumenta l’export con quasi 5,6 miliardi di euro (+8%) che nel 2021 ha raggiunto il massimo di sempre raddoppiando i valori registrati al debutto del secolo, ma il risultato è ora messo a rischio dal traumatico aumento dei costi di trasporto con picchi del +35% trainati dal prezzo dei carburanti e dalla carenza di infrastrutture e snodi commerciali in Italia. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Crea in rifermento a Fruit Logistica 2022 di Berlino, la principale fiera internazionale di settore al via da oggi, martedì 5 aprile.
L’annata 2021, però, nel nostro territorio è stata fortemente colpita dal maltempo, in particolare dalle gelate e dalla grandine, che ha causato perdite anche fino al 100% per pesche e kiwi specialmente nelle zone di Cigliano e Borgo d’Ale.
“Restano buoni segnali per l’export che, in linea con i dati nazionali, si attesta per il nostro territorio sul +2% per i kiwi – spiegano Paolo Dellarole, Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella, e Francesca Toscani, Direttore -. Per quanto riguarda i kiwi, la moria ha fatto sì che ci sia stato un calo drastico delle superfici destinate alla coltivazione, passate nel giro di pochi anni, dal 2016 a oggi, ad una diminuzione di circa il 15%, ma resta un frutto molto apprezzato all’estero e di ottima qualità. Sicuramente, adesso, a pesare sul comparto sono i rincari di energia, carburante, materie prime, fertilizzanti ed imballaggi arrivati addirittura al +72%. Questo scenario fa sì che le liquidazioni, che devono ancora avvenire per l’annata 2021, saranno fortemente penalizzanti per i nostri produttori, spesso costretti a lavorare sotto costo.
Per difendere il nostro patrimonio frutticolo è necessario – proseguono Dellarole e Toscani – intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro. Occorre lavorare ad accordi di filiera con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.
Redazione di Vercelli
Alla presena di un numeroso pubblico di appassionati e semplici curiosi è stata inaugurata domenica 3 aprile presso lo Studio d’Arte 256 di Corso Libetà a Vercelli la decima mostra collettiva del progetto artistico“Biennale d’Arte Vercelli”, organizzato dal pittore Ezio Balliano, ultima tappa in ordine di tempo di una staffetta artistica che sta diventando una vera e propria maratona, offrendo una lunga serie di mostre che propongono ogni due settimane una nuova selezione di artisti e di opere rappresentative della produzione di ciascuno e, soprattutto, vetrina delle novità e delle tendenze del mondo dell’Arte.
Particolarmente interessante la proposta artistica con Valerio Bonadonna (Bonval) che si affida alvigore del gesto, fatto di sgocciolature di colore, schizzi, macchie e interventi materici che danno spessore all’opera, Branciforte è artista dal temperamento inquieto, meticoloso nel dipingere con immagini fluide, ma allo stesso tempo indelebili, provenienti dalla memoria o dal subconscio. Elisa Cattin ama raffigurare momenti della sua vita, prediligendo temi romantici e paesaggi dai colori vivaci.
Elena Dell’Era predilige la figura femminile che, con la padronanza del colore, riesce a scrutare nell’intimo nella postura e negli atteggiamenti.
Joachin Paz dimostra la sua straordinaria capacità di trasformare la realtà, offrendo all’opera insolite chiavi di lettura che spingono ad osservare il mondo con occhi diversi.
Ambra Rodanò porta avanti una costante ricerca e sperimentazione creativa, riscoprendo antiche tecniche e materiali, ricavando personalmente colori e pigmenti da vegetali e minerali.
Elena Sasu realizza raffinate opere utilizzando tecniche tradizionali di notevole impatto visivo ed emotivo molto apprezzate dal pubblico.
Infine Donata Terzera che con i suoi acrilici di grandi dimensioni vuole esprimere laforza della natura che rappresenta il principio generativo di ogni singola forma di vita.
La mostra, ordinata presso lo studio d’Arte 256 di c.so Libertà a Vercelli continuerà fino al 17 aprile 2022 nei giorni da giovedì a domenica con orario 16,30-19,30.
Ingresso libero nel rispetto dei protocolli anticovid vigenti.
Redazione di Vercelli
Si è svolta a Pertengo, lungo le vie del paese, per concludersi al santuario campestre della Madonna d’Oropa, la camminata della Gentilezza per la Pace, generata dall’Assessore alla Gentilezza locale Paola Ceccarello in un momento di grande conflittualità come quello che si sta vivendo in Europa, come lei stessa ha riconosciuto: “Il nostro intento è stato quello di promuovere la pace”.
Per l’occasione i lampioni della luce presenti lungo il percorso sono stati adornati con palloncini dei colori della bandiera della pace, alternati a quelli viola a simboleggiare la gentilezza.
A partecipare alla camminata, sventolando le bandiere del proprio paese, anche i componenti della comunità ucraina vercellese che hanno portato la loro testimonianza di quanto la loro nazione stia soffrendo a causa di questo inspiegabile conflitto e intonando poi l’inno nazionale ucraino che ha emozionato tutti i presenti.
A prendere parte a questa iniziativa, dimostrando la propria solidarietà, altri due Assessori alla Gentilezza del territorio vercellese, Cristina Ferraris di Motta de’Conti e Davide Mosca di Livorno Ferraris; tra i partecipanti anche Luca Nardi, coordinatore del Progetto Nazionale Costruiamo Gentilezza (www.costruiamogentilezza.org), che durante il confronto conclusivo ha rivolto ai presenti un appello: “Coloro che si riconoscono nella pace e nella gentilezza, siano essi ucraini, russi, italiani…e di qualsiasi nazione, mi auguro che trovino il coraggio di emergere e sostenersi a vicenda in modo che possano essere loro a diffondere la pace tra i popoli”.
A precederlo il Sindaco pertenghese Giovanni Mazzeri che ha espresso con commozione la propria solidarietà al popolo Ucraino, mentre il parroco don Gianfranco Busa ha coinvolto tutti i partecipanti in una preghiera condivisa per la pace.
Redazione di Vercelli
Lunedì 4 aprile, dopo aver definito le idee progettuali da presentare ai Comuni, i Consiglieri dei ragazzi, sempre coadiuvati dall’Associazione Itaca di Vercelli e dagli insegnati della scuola “Anna Frank” di Borgo d’Ale, hanno eletto i loro Sindaci, uno per il Comune di Alice Castello e uno per il Comune di Borgo d’Ale. D’ora in poi avranno il compito di coordinare il lavoro del Consiglio, di rappresentarlo davanti alle Amministrazioni dei grandi e alla cittadinanza.
La scelta è caduta su Elia Crepaldi per Borgo d’Ale e su Martina Givonetti per Alice Castello. Entrambi hanno accettato l’incarico.
Elia ha ricevuto la fascia tricolore dalle mani dell’Assessore Irene Bosio e del Consigliere Enrico Citta, delegati dal Sindaco Pier Mauro Andorno, mentre Marina ha ricevuto l’investitura da parte del Consigliere Comunale con delega alle Politiche Giovanili, Giovanna Giordano, in rappresentanza del Sindaco Luigi Bondonno.
Verranno affiancati da due Vice-Sindaci: per Borgo d’Ale Mattia Pacetta e per Alice Castello Diletta Pavese.
Completano la giunta l’Assessore ai Lavori Pubblici Pasquale Romeo, l’Assessore agli Eventi Elena Siletti, l’Assessore al Bilancio Edoardo Miccono, e l’Assessore alla Comunicazione Ambra Salaris.
Dopo la nomina ufficiale, i neo-eletti Sindaci dei ragazzi hanno illustrato ai loro colleghi adulti le idee progettuali emerse dal lungo lavoro partecipativo che ha visto protagonisti gli studenti delle scuole medie.
Gli Amministratori, dopo aver attentamente ascoltato le proposte, hanno accolto con entusiasmo i progetti che riguardano la realizzazione di murales e il relativo evento di inaugurazione. A breve i ragazzi coinvolgeranno tutta la cittadinanza nella realizzazione.
Redazione di Vercelli