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Saluggia e Livorno
Mancava la figura di un candidato Sindaco che riflettesse e corrispondesse a questa esigenza di trasparenza e buona amministrazione, che avesse il tempo di dedicarsi effettivamente all’Amministrazione - La soluzione è arrivata con Matteo Capizzi

TRIPPA PER I GATTI / 897 - Tornare a Livorno Ferraris, lasciandosi alle spalle Corgnatopoli - Ora si può - Si presenta ai cittadini la lista Li.Fe. guidata da Matteo Capizzi, con Chiara Barone e Federico Pizzamiglio

Hanno messo in comune storie e percorsi per proporre ai cittadini livornesi un progetto amministrativo fondato su: ascoltare - mantenere - migliorare. Se il sodalizio Sandra – Corgnati – Mosca (Bobba – Nobilucci) si è formato per la gestione del potere, quello tra Chiara Barone e Federico Pizzamiglio si è costituito per cercare di tradurre nell’azione amministrativa princìpi e scelte concrete di coerenza, trasparenza e, così, buona amministrazione.

Lasciarsi alle spalle Corgnatopoli e tornare a Livorno Ferraris è possibile, in questo 2023, quando – tra poche settimane, forse a fine maggio – si voterà per eleggere il Sindaco ed il Consiglio Comunale della città di Galileo.

Nel 2018 Livorno si rivelò, a suo modo, un laboratorio politico.

La geniale intuizione dei Dioscuri del Pd, Luigi Bobba e Guido Nobilucci, riuscì ad anticipare la dissoluzione del loro partito, come nemmeno un’allora lillipuziana Giorgia Meloni (alle elezioni politiche di quell’anno Fratelli d’Italia ottenne il 4, 26 per cento dei voti), ma di più, come nemmeno un Francesco Lollobrigida (allora noto soltanto in Ciociaria e poco oltre) si sarebbero mai immaginati e sognati.

Le elezioni politiche di quell’anno ed i primi deludenti risultati che le urne assegnarono al Pd, indussero il Segretario politico nazionale, Matteo Renzi, a rassegnare per la seconda volta le dimissioni dall’incarico: se ne sarebbe andato definitivamente dal partito poco dopo.

Per leggere come andò, a Livorno Ferraris, si può sfogliare una Trippa per i Gatti del tempo, cliccando qui.

Dunque, i Dioscuri.

Mollarono per strada (e non si è mai capito davvero perché ) la loro candidata “naturale”, Chiara Barone che, tuttavia, non si perse d’animo e propose comunque la propria candidatura a Sindaco, con la lista “Cambiare si può”.

I due dirigenti Pd forse non si resero conto di porre, così, le basi per la costruzione delle mura di cinta di Corgnatopoli.

Perché ciò potrebbe avere suscitato, nel destinatario di tale regalo (al modico prezzo, si potrebbe dire in saldo, di ospitare in Giunta il simpatico Davide Mosca), la più che comprensibile convinzione di non avere, praticamente, opposizione.

Abbiamo detto che non si sia mai capito perché il Pd decise di fare questo regalo alla destra.

Non si è mai capito, a meno che…

A meno che abbiano qualche ragione quegli osservatori di cose politiche piemontesi i quali, guardando un poco oltre la cinta daziaria livornese, hanno sempre immaginato percorsi ulteriori e comunque paralleli.

Non è un mistero, infatti, che Stefano Paolo Corgnati abbia rapporti di amicizia (peraltro, del tutto trasparenti e sinceri) con l’attuale Sindaco di Torino e suo Collega al Politecnico, Stefano Lo Russo.

Il noto Geologo era, nel 2018, da poco tempo passato all’opposizione (Capogruppo in Consiglio Comunale) del Sindaco Chiara Appendino, dopo essere stato Assessore di Piero Fassino: dunque, un dirigente Pd di primo piano.

E, così come di un “placet” del Primo Cittadino dell’antica Augusta Taurinorum potrebbe ora avere bisogno per ascendere (semmai gli interessasse) alla carica di (Magnifico) Rettore dell’Ateneo, forse allora potrebbe essere stata la vicinanza umana e professionale con quello ed altri autorevoli esponenti Pd a motivare la calata di brache dei Dioscuri vercellesi.

Ipotesi.

Acqua, comunque, passata.

A livello vercellese, peraltro, il Prof. Corgnati ha la fiducia di importanti Amministrazioni locali se è vero, ad esempio, che il Comune di Vercelli ha assegnato all’illustre Accademico

una bella consulenza – leggi qui – .

Come si vede dall’Atto, peraltro, la firma non può che essere di un Tecnico, il Dirigente di Settore e, leggendo che si tratti dell’Arch. Liliana Patriarca, non vi è altro da aggiungere.

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In questi cinque anni sono successe tante cose.

Inutile nascondersi dietro ad un dito: Chiara Barone ha mostrato grinta e volontà di combattere, non soltanto in Aula Consiliare, ma affrontando anche con coraggio e dignità una esigente e dura prova esistenziale; guadagnandosi anche così, semmai ce ne fosse stato bisogno, stima e ammirazione ancora maggiori di quelle già riconosciute ad una giovane capace ed onesta.

In Consiglio Comunale ha tenuto alta la bandiera di un impegno mirato in particolare, ma non solo, alla tutela dell’Ambiente

– leggi qui – .

Chiara è conosciuta soprattutto perché conduce con successo un centro sportivo molto rinomato, ma non va dimenticato che, sempre lavorando, ha conseguito una prima Laurea in Giurisprudenza e tra poche settimane potrebbe arrivarne una seconda, ancora in discipline giuridiche.

E, se è vero che qualcuno dei suoi “compagni” di lista, nel corso del quinquennio, ha preferito convertirsi alla sequela di un potere il cui tratto ha, talvolta, richiamato alla mente quello di Palmiro Cangini a Zelig, questo “tradimento” è stato ampiamente compensato: dapprima da un dialogo e poi una condivisione di percorsi sempre maggiore, con ben altri e qualificati Amministratori.

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Stiamo parlando, come le cronache da tempo dicono, del giovane Avvocato Federico Pizzamiglio che, approdato in Consiglio Comunale ed intrapreso il cammino del “Corgnati 2”, ha ben presto toccato con mano i limiti del governo (modi di dire) cittadino guidato dalla Trimurti

Corgnati – Mosca – Sandra: ex multis, leggi cliccando qui – .

Anche in questo caso, un giovane in possesso di un’alta formazione e di una professionalità primaria; lavora in un affermato Studio Legale di Vercelli, particolarmente specializzato nel Diritto Penale, che consente ai propri Legali soltanto l’alternativa tra due condizioni: o sei bravo, o sei bravo.

Si può chiedere a chiunque.

Ebbene, Pizzamiglio è andato controcorrente.

E’ entrato in Fratelli d’Italia (correva, forse, l’anno 2021) quando il partito di Giorgia Meloni aveva ancora numeri da 4 virgola qualcosa per cento o poco più.

E gli sarebbe bastato stare lì tranquillo a fare il pesce in barile: i requisiti per una comoda carriera d’apparato li avrebbe avuti tutti – leggi cliccando qui i primi passi in Amministrazione – .

Età, posizione professionale di livello, ottima eloquenza, ben inserito anche nel Rotaract Club, che è il ramo giovanile del Rotary.

Con carte così, basta stare fermi e, in un partito in crescita impetuosa, prima o poi fai strada.

Invece no.

Ha preferito la difficile strada della coerenza, che gli ha alienato le simpatie della Trimurti.

E, forse, potrebbe anche costargli reprimende dal politburo provinciale dei Fratelli.

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Il dato politico sicuramente più rilevante, a Livorno Ferraris, degli ultimi due anni è stato, dunque, la costruzione di un inedito “asse”, a suo modo parallelo all’altro.

Se il sodalizio Sandra – Corgnati – Mosca (Bobba – Nobilucci) si è formato per la gestione del potere (essendone, come abbiamo visto, verosimilmente auspici i capataz politici del Pd torinese) quello tra Chiara Barone e Federico Pizzamiglio si è costituito per cercare di tradurre nell’azione amministrativa princìpi e scelte concrete di coerenza, trasparenza e, così, buona amministrazione.

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Cosa mancava ancora?

Mancava la figura di un candidato Sindaco che riflettesse e corrispondesse a questa esigenza di trasparenza e buona amministrazione, che avesse i requisiti della competenza e, ultimo, ma certo non per importanza, il tempo di dedicarsi effettivamente all’Amministrazione.

Insomma, ingredienti non facili da reperirsi tutti, ma tutti necessari, tuttavia, per l’unica ricetta possibile e commestibile.

La soluzione è però salata fuori con grande naturalezza.

E si chiama Matteo Capizzi.

Il 65enne Luogotenente a riposo dei Carabinieri non si è tirato indietro.

Del resto, da quando è in pensione, non è mai stato anche in “quiescenza”.

Ha già dedicato tempo ed energie all’amministrazione della Cosa Pubblica.

Poi, gli ultimi cinque anni, sono stati “sabbatici”.

E’ stato alla finestra, ma non ha voltato lo sguardo dall’altra parte.

Di Capizzi Carabiniere si sa molto, soprattutto del servizio che ha reso in città.

Conosce il nostro territorio da quando, all’età di tre anni, vi approdò con i genitori, per non abbandonarlo più.

O, meglio “quasi” più, perché la carriera nell’Arma subito, ancora ragazzo, lo portò a Roma, a fare parte di quel contingente scelto che è la Guardia d’Onore al Capo dello Stato, i Corazzieri; precisamente, come si chiamano dal 1990: “Reggimento Carabinieri Guardie della Repubblica”.

Servì al Quirinale con i Presidenti Giovanni Leone e Sandro Pertini.

Poi, prese il largo nella carriera, comandando Stazioni in tutta Italia e, per periodi anche non brevi, fece parte di reparti investigativi: la conclusione del suo impegno lavorativo, come tutti sanno, ancora a Livorno Ferraris.

Ma non si può dimenticare, perché questo pare un particolare davvero importante se si vuole acquisire un profilo completo – almeno dal punto di vista professionale – della persona, è il periodo nel corso del quale collaborò al Comando Provinciale di Via Salvatore Vinci a Vercelli, con un vero e proprio Mito.

E va detto senza avere timore delle parole.

Perché forse non tutti hanno memoria del fatto che, tra la fine degli Anni ’80 ed i primi Anni ’90,

il Comandante provinciale dell’Arma a Vercelli fu il Colonnello Enrico Barisone – leggi qui -.

Che le cronache della lotta al banditismo hanno consacrato alla Storia come il “Mitico Capitano”, anche perché, in anni giovanili, si prese qualche pallottola esplosa da pericolosi latitanti, in Barbagia.

Ebbene, uno dei suoi uomini di fiducia, nel pool investigativo del Comando Provinciale, fu proprio Matteo Capizzi.

A quel tempo a Vercelli la scelta era soltanto tra due opzioni: o si stava dalla parte del sistema di valori che il Colonnello Barisone serviva con intelligenza e coraggio, o si stava dall’altra parte.

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Dunque, il “tridente” Capizzi – Barone – Pizzamiglio è pronto a servire la città di Galileo: si presenta con la lista, significativamente battezzata Li.Fe. come se si traguardasse ad una nuova vita amministrativa.

La parola d’ordine è l’ ascolto, quello che forse è mancato di più.

Ascolto di tutti, non soltanto degli amici.

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I candidati che si preparano a condividere con loro questo progetto politico sono già molti, ma per scelta comune, saranno resi noti con gradualità.

Ne riparleremo presto.

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