Giampaolo Pansa
(Michele Balossino) – Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri. Questo è il titolo dell’ultima fatica letteraria del noto giornalista di “Libero” e scrittore, originario di Casale Monferrato, Giampaolo Pansa.
Cavalcando l’onda della crisi economica che attanaglia il mondo negli ultimi tempi, nella sua opera Pansa ripercorre la storia dell’Italia fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, filtrandola attraverso gli occhi di sua nonna Caterina Zaffiro e di suo padre Ernesto, originari della Bassa Vercellese. Era quello un mondo feroce, dove i pochi ricchi comandavano e sfruttavano i numerosissimi abitanti poveri delle campagne e delle città, le quali erano costantemente in preda a malattie terribili, come il colera, la malaria, il vaiolo e la pellagra. Una società dietro al cui ordine apparente covava il grande disordine che da lì a poco sarebbe sfociato nella Prima Guerra Mondiale, dove anche il padre dell’illustre scrittore fu protagonista, arruolatosi alla giovane età di 18 anni.
Insomma, in questo libro Giampaolo Pansa ci offre, allo stesso tempo, un ritratto dettagliato del nostro passato e un monito per il futuro che ci attende, pieno di incognite.
Come detto, un ruolo importante nell’opera è ricoperto dalle campagne della Bassa Vercellese, e di Pezzana in particolare, paese del quale Giovanni Pansa, nonno dello scrittore, era originario. Anche lui era uno di quelli che Giampaolo Pansa definisce “servi bambini”, cioè quei ragazzini che all’alba venivano condotti sulla piazza del Municipio, dove sarebbero stati scelti, in seguito a esami fisici per testare la loro forza, dai padroni delle cascine per svolgere duri lavori per periodi di alcuni mesi, durante i quali vivevano lontano dalle loro famiglie. Le informazioni su questa terribile compravendita, Pansa afferma di averle tratte da un libro, da lui definito “insolito” sul paese natale di suo nonno, è Pezzana: la mia terra di Luciano Bianco del 1984, del quale è venuto a conoscenza consultando il catalogo online della biblioteca civica di Pezzana, la quale con orgoglio ha messo a disposizione dello scrittore il testo di Bianco per rendere ancora più completa l’opera che fotografa dettagliatamente la realtà della nostra Italia.
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