VERCELLI, QUELLA RIGENERAZIONE URBANA, DIFFICILE, MA NECESSARIA - Via Galileo Ferraris, simbolo della desertificazione di un centro che non è più "al centro" - Riprendere in mano il futuro della città
In Area 24, ex Montefibre, sta crescendo il nuovo negozio della Coop che finirà per cannibalizzare non solo gli esercizi commerciali di prossimità, ma anche qualche altro Supermercato.
Questo capita, se si lascia
fare al “mercato”.
Tanto più se gli
attori più forti del mercatobeneficiano di qualche aiutino.
Porta Torino, polo di attrazione
per nuovi Centri Commerciali: ce la
faranno quelli pre esistenti?
Chi ha deciso di concedere quelle licenze ci ha pensato?
In Area 24, ex Montefibre, sta
crescendo il nuovo negozio della Coop che finirà per cannibalizzarenon solo gli esercizi commerciali
di prossimità, ma anche qualche altro Supermercato.
E’ il mercato.
Che non esiste.
Perché questo è - sì - l’incontro tra domanda ed offerta ( di aree, di insediamenti ),
orientato, però da una politica docile.
La competizione, la concorrenza, è tra diseguali: perché se un piccolo negoziodi vicinato trattasse(in senso economico, normativo
e persino “tayloristico”) la propria commessa come Amazon tratta
i propri dipendenti, si ritroverebbe con una causa di lavoro nel giro di una
settimana.
Mentre Amazon non ha paura di pagarsi gli
Avvocati.
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Dunque, dire che sia stato il
mercato ad avere ridotto Via Galileo Ferraris a
Vercelli come il set di un thriller - nell’ultimo tratto, dall’Arca a Piazza
Roma, di notte ha persino un aspetto spettrale – è vero fino ad un certo punto.
A meno che non si riconosca che il mercato,
nella sua nozione classica ed astratta, appunto non esiste.
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Però il problema resta e
finisce per essere ribaltatoalla responsabilità del Pubblico o – come vedremo – comunque del
“sistema”, nella sua espressione neocorporativa.
Davvero, Via Galileo Ferraris a
Vercelli è emblematica della necessità di una “rigenerazione urbana” indifferibilequanto difficile.
E’ la strada che offre alla
vista alcuni, stridenti, paradossi.
Due terzi delle attività commerciali hanno
dovuto abbassare la saracinesca.
Significa, evidentemente, che nessuno
accende più le luci dentro a vetrine che sono vuote.
Così il “peduncolo” strategico
che unisce il “porto” ferroviario della città al suo “cuore” storico ed identitario, Piazza Cavour, è il teatro di una resa: di chi non ha potuto contrastare gli
attori più forti, i competitor che si muovono al di sopra delle stesse leggi.
E’ il biglietto da visita di
una città che ha spostato altrove il baricentro
e la “vita” economica: sempre gemella siamese delle vita tout court.
Tutto questo è avvenuto
consapevolmente?
E’ stato programmato?
E’ avvenuto perché tutti insieme, magari a
maggioranza, si è deciso: ma sì, spostiamo il baricentro in Corso Rigola, con
la Coop.
C’è stato un dibattito?
Qualcuno, quando ha deciso (quando è
stata presa questa decisione, così come tante precedenti), ha messo in conto
che poi ci sarebbe stato il problema della desertificazione di vasti quadranti
del centro che non è più centro, se non sulla carta della guida turistica?
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Poi, certo, la Via Galileo
Ferraris è buia da far paura.
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Allora qualcosa bisogna fare e si ricomincia
con questo progetto di rigenerazione urbana, che prende (sapientemente) il toro
per le corna. L'idea è di Ascom, che ha lavorato con il Comune di Vercelli e la Fondazione Cassa di Risparmio.
Con loro artisti affermati come Carla Crosio e gli allievi del Liceo Artistico.
Partendo dall’approccio più diretto: dove è
buio, si porta la luce.
Si rialzano le saracinesche delle vetrine e – come sentiamo
raccontare nel video dai protagonisti – chiamiamo artisti anche di rango, come
Carla Crosio, altri meno noti, ma molto coinvolti nel progetto, a riempire di opere d’arte questi spazi che rivivono.
Si riporta Via Galileo Ferraris
al centro della città, al centro dell’attenzione di una città che deve ripensare se stessa.
Quello di oggi, che mette insieme tante volontà e sensibilità, che è un primo passo importante: solo
l’inizio, però.
Adottare Via Galileo Ferraris
vuole anche dire non permettere più che le
scelte strategiche sullo sviluppo siano scollegate da una visione d’insieme
che prenda a cuore l’idea di uno sviluppo armonico e, soprattutto,
lungimirante.
Capace di guardare almeno un
metro oltre il proprio naso.