Questa mattina, 29 giugno, al Carcere di Billiemme a Vercelli -
Casa Circondariale - 29 giugno from Guido Gabotto on Vimeo.
Ci sono parole a tal punto seducenti,
non solo convincenti, che cadono come uno spartiacque.
Un po’ come capitò a quel giovane
ricco, tutto contento di riuscire finalmente a parlare con il Messia:” Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose;
che mi manca ancora?». 21 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere
perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel
cielo; poi vieni e seguimi». 22 Udito questo, il giovane se ne
andò triste; poiché aveva molte ricchezze.”
(Matteo, 16, 20 – 22).
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Fulminato da un avverbio.
Poi.
Prima vendi tutto e dallo ai poveri, e
dopo vieni e seguimi.
Difficile anche battere il mea culpa
sul petto degli altri.
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Così, anche la Comunità di
Sant’Egidio si è sforzata di coniare
un’espressione che si ponesse come segno di contraddizione.
Eccola: nessuno è così povero, da non
poter aiutare un altro ancora più povero.
E qui vanno decisamente sul pesante, perché
ci tolgono anche l’alibi della crisi, dei tempi difficili, e di tutte le
cose vere e sacrosante, ma che non sono abbastanza per farci dire: sono forse
io il custode di mio fratello?
Espediente retorico messo lì per
ricordarci che, quando vi si ricorre, è come se vi fosse, da qualche parte,
un fratello che fosse già stato ucciso.
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Dunque oggi, in questa
festa dei Santi Pietro e Paolo, che di prigione
ne sapevano qualcosa, alla Casa Circondariale di Vercelli, è l’occasione per
conoscere un altro tassello del mosaico di barbarie di cui siamo ( noi
uomini ) capaci.
L’iniziativa è della Comunità di Sant’Egidio,
con il contributo di quell’infaticabile Centrocampista che è Valeria Climaco,
responsabile delle attività educative di Billiemme.
Hanno organizzato un momento di festa,
con l’esibizione (gratuita) de “Il Folle Pretesto”, la band vercellese “specializzata”
nello studio e divulgazione della musica di Freddie Marcury.
Ma il concerto è una scusa.
Perché il motivo per cui ci siamo trovati
è un altro.
Si parla della vita nelle
carceri in Africa.
Che la Comunità di S.Egidio è andata a
verificare di persona.
Stanzoni dove sono detenute tutte
insieme anche settanta persone, giovani, meno giovani, responsabili di vari
reati, senza distinzione.
Dormono per terra, quando va bene su
una stuoia.
Mangiano se e quando i familiari
portano loro qualcosa, altrimenti tozzi di pane: quando va bene.
Acqua, quella che c’è e così una delle
iniziative più concrete della Comunità di S.Egidio è quella di portare
depuratori o finanziare la realizzazione di pozzi con tanto di autoclave.
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Ma poi c’è la sorpresa.
I detenuti, specie i più giovani e che
provengono da famiglie povere, quando hanno scontato tutta le pena, spesso
restano dentro.
Perché?
Perché l’Ordinamento di quei Paesi
attribuisce alla parte pecuniaria della condanna (i soldi della “multa”) lo
stesso “peso” sanzionatorio di quella detentiva.
Così, se è arrivato il “fine
pena”, cioè si è scontata tutta la pena, ma
non si hanno i 100 – 200 euro (l’equivalente, che là sono tanti soldi) per
la multa, si continua a stare dentro per settimane e mesi, finchè qualcuno
non li trova per te.
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Perciò, l’iniziativa di
oggi: raccogliere qualche spicciolo, tra coloro
che sono nella carceri italiane, per “riscattare” ragazzi che continuano
a stare in prigione in Africa.
Liberiamo i detenuti.
Non è vietato aderire anche a chi
detenuto non sia, perché nessuno è così povero, da non poter aiutare un
altro, ancora più povero di lui.
Il filmato e la gallery offrono
qualche momento di questa bella mattina.