Ad un anno dalla elezione,
per la terza volta, di Andrea Corsaro
Sindaco di Vercelli (ballottaggio del 9 giugno 2019) ed al netto dell’emergenza
Coronavirus, che – a modesto avviso di chi scrive – nulla ha tolto e nulla ha
aggiunto, semmai ha sottolineato, si pone una domanda semplice e radicale, soprattutto tra
coloro che l’hanno votato.
La domanda è la seguente.
Se, nel corso della campagna
elettorale, ma soprattutto tra il 26 maggio (primo turno) ed il turno di
ballottaggio, la propaganda del candidato avesse presentato agli Elettori la foto di destra, anzichè
quella di sinistra, il risultato sarebbe stato lo stesso?
Tentiamo una risposta, senza rinunciare, come sempre, ad andare con ordine.
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METTERCI LA FACCIA E POI TOGLIERLA
Il rilievo delle facce non ha – è persino
ovvio – nessuna importanza per i profili estetici.
Ne ha e ne ha avuta una
enorme, invece, dal punto di vista simbolico.
La foto di sinistra: il candidato Sindaco è affiancato da Alberto Cirio,
candidato Presidente della Regione; con lui Alessandro Stecco (Lega) e Carlo
Riva Vercellotti (Forza Italia).
Personalità, queste ultime, entrambe,
a loro volta, candidate ad un Seggio a Palazzo Lascaris.
Il messaggio implicito (e poi anche esplicito)
della propaganda era, in fondo, semplice: tra Vercelli e Torino, è necessaria
una “filiera virtuosa” che renda capace la città e la provincia di dialogare da
protagonista ed in modo trasparente con la Regione.
In tanti avvertivano l’urgenza di neutralizzare
la pericolosa “cinghia di trasmissione” che, nei cinque anni precedenti, aveva
invece visto i potentati del Pd di Torino, sostanzialmente imporre scelte feudali.
Fu una imposizione del Pd
torinese e di Sergio Chiamparino la vendita
della maggioranza di Atena a Iren.
Dagli sgabuzzi del
Governatorato venne anche la richiesta
(accolta) di nominare, come designato dal Comune, il Presidente della Società:
che traghettò (dal 2014 al 2015) la cessione di quote.
Sempre da Torino l’idea di confezionare un Piano delle Periferie attorno alla
nuova sede di Novacoop, in Area 24.
Ancora da Torino il landing vercellese della società di Logistica Aprc di Lione.
Torinese, ma concepita in Corso
Svizzera (la Sede di Iren) la regìa del rifiuto.
Le due operazioni tenuto a lungo
coperte dal più assoluto silenzio, segrete persino per i Consiglieri Comunali
dell’allora maggioranza.
Il business dei rifiuti
aveva (ha) eletto Vercelli come discarica di 200 mila tonnellate l’anno di rifiuti
organici.
Centomila sono quelle della “letamaia” proposta dalla Polioli dell’imprenditore
bergamasco Giacomo Bombardieri (la sua attività principale è la grande
industria chimica “Unionchimica”).
Altre 100 mila sono quelle del legno di
scarto raccolto in tutta la Pianura Padana, da tritare in “trucioli” e poi
ricompattare in pallets, nella fabbrica che Atena Asm vuole costruire vicino
alla Motorizzazione Civile.
Di tutti questi processi
diremo più diffusamente poco oltre.
La sottomissione di Vercelli,
il vassallaggio del territorio ai
potentati di Torino si compie anche con i ripetuti tentativi di smantellare la Sanità vercellese, che giungono persino a concepire l’eliminazione di
Emodinamica.
***
Dunque, ci sarebbe stato
bisogno di invertire la rotta?
Certamente.
La fotografia di sinistra
illustra un progetto: nuove risorse umane che
valorizzino Vercelli, invece di sottometterla alle mire torinesi.
Dal governo del Comune, alla
Provincia, alla Regione, una filiera trasparente, efficiente, etica (si
può leggere l’articolo di allora, in alto nella pagina).
Affidata a protagonisti
nuovi.
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Ma la fotografia è rivolta anche agli
Elettori che, in quella stessa tornata del 26 maggio, sono chiamati a votare
per il Sindaco della città.
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La scelta del Centrodestra di candidare
per la terza volta Andrea Corsaro era stata a lungo scongiurata da qualche
settore di Forza Italia, da gran parte della Lega, meno influente la posizione
di Fratelli d’Italia.
In tanti era forte la consapevolezza
che, quella di Corsaro, rappresentasse
l’unica candidatura in grado di far correre un rischio, di portare all’insuccesso
la coalizione, altrimenti favorita dai pronostici.
Molti i motivi.
Dal punto di vista delle tecniche
elettorali, il candidato era una vera e propria zavorra, un macigno.
Negativo – per molti – il ricordo dei
suoi due mandati precedenti.
Tutte sue le tare con cui
si è, ancora oggi, alle prese.
Doppi e tripli incarichi
retribuiti dei Dirigenti: li aveva
addirittura elevati a sistema, con una storica deliberazione di indirizzo.
Mausoleo dello Sport: un’operazione bizzarra, che si sarebbe rivelata foriera di un
danno milionario per Palazzo Civico.
Di quel progetto ora resta un parcheggio
e la spoliazione dell’area delle vestigia dell’antico Opificio romano, sottratte
alla città e confiscate dalla Soprintendenza di Torino.
Non meno bizzarra l’idea di ristrutturare l’immobile
Ex Enal di Piazza Cesare Battisti per farne una “Risoteca”.
Tutte cose che, chiunque non avesse
errato per superficialità e supponenza, nel prevedere costi, benefici,
sostenibilità, effettiva delle gestioni, avrebbe a priori scartato.
Semplicemente,
politicamente nefasto il tandem
costituito con l’allora Amministratore Delegato di Atena, di nomina Iren, il Geometra Gentile Eros Morandi,
per la riaccensione ad ogni costo (il costo dell’operazione fu di 3 milioni di
euro, tutto a carico dei vercellesi) del Forno di Incenerimento di Via Asigliano.
Imbarazzante la passione – che non è mai venuta
meno – per l’amianto, ma solo se il fibrocemento si trova in Via Baratto,
a coprire, allora come oggi, il Centro Nuoto.
Anche in questo caso, ci
torneremo tra qualche riga.
***
Insomma, di motivi per non dover
tentare l’esperimento di rimettere in pista cavalli di ritorno, per di
più – a torto o a ragione, sono giudizi che, in quanto personali, non toccano a
noi – da molti considerati ombrosi, ce ne sarebbero stati.
***
Sicchè, di nuovo, le facce sembrarono
importanti, per i messaggi che veicolano.
In particolare, quelle di Alessandro
Stecco e di Carlo Riva Vercellotti, avevano conquistato la credibilità dell’Elettorato,
della gente.
Alcuni esempi.
Stecco, per cinque anni, aveva sostanzialmente acquisito la leadership (pur essendo
solo e unico Consigliere Comunale della Lega) dell’Opposizione, mandando più
volte in crisi la maggioranza.
Ma, soprattutto, presentando l’impegno
futuro di una nuova Amministrazione, affidabile sui temi “caldi”.
Alcuni di questi temi: abbandono del Coperchio al Centro Nuoto, rapporto non più
subalterno con Iren, recupero alla gestione comunale delle reti idriche e, non
meno importante, un no secco alla “letamaia”.
Persino ovvia una nuova strategia in
termini di management sanitario.
***
Carlo Riva Vercellotti era stato il Presidente
della Provincia capace di “mettere al centro” il territorio, opponendosi, ad esempio,
alla marginalizzazione del Vercellese nel Piano dei Trasporti e ponendo una
barriera invalicabile, quando Bombardieri, con il suo Socio Ferlin, presentò
per la prima volta il progetto “letamaia”.
***
Di non minore importanza
la ragionevole previsione che, sia la maturata
conoscenza di Stecco della macchina comunale, sia la lunga esperienza
amministrativa di Riva Vercellotti, avrebbero portato a soluzione tanti
problemi, solo apparentemente “minori”, a partire dalla cura del verde, alla
raccolta dei rifiuti.
Insomma, ciò che la
fotografia di sinistra suggerisce all’Elettore
è che, se ed una volta eletto, Andrea Corsaro non sarebbe più stato “solo” o,
peggio, in compagnia del suo antico specchio fatato, l’Assessore – amico Luigi
Michelini, ma avrebbe avuto con sé due importanti collaboratori, due leaders
politici, i quali, pure impegnati in Regione, certo non avrebbero fatto mancare
il loro consiglio, almeno sui temi strategici.
A queste condizioni la candidatura di Andrea Corsaro
parve una cosa possibile, anche per coloro che non ne erano entusiasti.
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L’immagine di sinistra si è, però, ben presto rivelata come certi ingannevoli annunci che propongono acquisti on line.
Credi di avvalerti dell’ e-commerce
per comprare uno smartphone, paghi in anticipo e a casa ti arriva il
pacco con dentro una saponetta di Marsiglia.
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OLTRE L’ESPEDIENTE
ELETTORALE,
I PROBLEMI RESTANO TUTTI
1.
La Squadra e le
relazioni tra Giunta e Consiglieri.
Appena eletto, il Sindaco ha dato
subito il buongiorno a tutti, procedendo senza un attimo di esitazione alla
nomina quale “super” Assessore (le più importanti deleghe sono a lui, tranne
quelle che tiene per sé il Primo Cittadino) proprio Gigi Michelini.
Quasi a dire: heri dicebamus, dove eravamo rimasti?
E la Giunta – di fatto – finisce praticamente
lì, perché gli altri ben di rado toccano la palla.
Se qualcuno avesse mai pensato
possibile la nomina di Alessandro Stecco a Vice Sindaco o Assessore di
qualcosa, è subito intervenuto il dominus provinciale, Paolo Tiramani, a piazzare
in quell’incarico il proprio Luogotenente Massimo Simion, che di sicuro non
disturba il manovratore, essendo per vocazione politicamente gregario: sin dai
tempi in cui era sodale di Roberto Rosso.
***
Da subito appare chiaro che il Sindaco
elegge a propri interlocutori, oltre a Michelini, i due Segretari Provinciali
dei partiti di coalizione.
Loro decidono per tutti, sicchè, agli altri, compete l’esercizio di distensione delle braccia verso l’alto,
alternativamente destro o sinistro, per votare quando è ora.
Insomma, fitness.
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Ma queste sono questioni che, tutto
sommato, rappresentano fatti loro.
Perché i cittadini – elettori, invece,
sono interessati dai risultati.
Che, per ora, sono i seguenti.
***
2.
Coperchio.
Si può dire che l’affiatato tandem di
Gigi&Andrea sia, forse, rimasto vittima di un equivoco.
Gli elettori che avevano avuto fiducia
in Alessandro Stecco, Carlo Riva Vercellotti, ma soprattutto avevano letto il
programma elettorale del candidato Sindaco e ci avevano creduto, non avevano
dato nessuna delega in bianco alla nuova Giunta.
Non avevano delegato nessuno
a decidere “se” risolvere il contratto con le Imprese De Vivo (di Potenza) e
Nuovo Civ (di Vercelli – Cappuccini) per la realizzazione di un’opera senza
senso.
Avevano delegato i nuovi eletti a risolvere senz’altro
quel contratto, foriero di gravi, future diseconomie, nel modo meno
sconveniente per il Comune.
Ovvio, pagando la penale di Legge,
attorno ai 350 mila euro.
Salvo poi rivalersi – eventualmente –
su chi aveva avuto la spregiudicatezza di vincolare contrattualmente il Comune,
firmando il giorno 24 maggio 2019, cioè due giorni prima del voto del 26
maggio.
Per il Lettore di VercelliOggi.it è
persino superfluo richiamare i numerosi articoli degli anni scorsi, che dicono della
fiera opposizione di Lega e Forza Italia, condivisa anche da settori dell’allora
maggioranza; ci permettiamo di suggerire di digitare la sola parola “coperchio”
nel nostro archivio.
Ci fu – a gennaio 2019 – un voto
contrario della maggioranza assoluta dei Consiglieri Comunali.
Ma la Giunta di Maura Forte tirò
dritto.
Candidamente, Gigi&Andrea, invece
dicono: abbiamo valutato e non è possibile risolvere il contratto.
Perché?
E chi lo sa?!
Di sicuro, la decisione vedrà contento
il Civ del Geom. Bertolone dei Cappuccini e forse (verosimilmente, poi non è
che abbiamo la sfera di cristallo) Fratel Marco Ciocca, magna pars del Rito
Scozzese Antico ed Accettato a Vercelli, nonché in “coworking”, con il Civ (il
Consorzio ha la sede Legale in Via degli Oldoni, presso lo Studio di Commercialisti).
***
Alcuni lo ricordano anche quale ex
Assessore al Bilancio del Comune.
***
Il colpo di grazia ad un’iniziativa
già di per sé insensata, è poi la “miglioria” studiata per tentare di dire che
qualcosa fosse cambiato.
Perché ora – come se non bastasse il Coperchio
a compromettere qualsiasi futuro sviluppo della restante parte della Struttura –
si sono studiati di fare, a corredo dell’opera, un ristorantino affacciato su
Via Baratto.
Addirittura pensando che la “sostenibilità”
economica dell’insieme (piscine più ristorantino) sia assicurata proprio da
quest’ultimo.
Insomma, la piscina perde, mentre il
ristorante guadagna.
Se si vuole, si può chiedere a
chiunque gestisca piscine quanto persuasiva possa essere l’idea.
Ne riparleremo presto, anche per tentare
do prefigurare alcune (facili) previsioni di come potrà andare la indicenda
gara per la concessione di 15 anni della struttura.
L’amianto, comunque, resta
sempre dove si trova, forse reputando che
possa essere motivo di appeal, tanto balneare, quanto gastronomico.
***
3.
Regìa dei rifiuti.
Come abbiamo visto in premessa, ci
sarebbero stati tutti i motivi per pensare che – una volta eletti – i rappresentanti
del Socio di minoranza Comune di Vercelli andassero subito da Iren a dire qualcosa
del genere: la pacchia è finita, Signori cari.
Da domani, strade pulite, cassonetti aumentati
nel numero e raccolta come in Svizzera.
Poi, sia chiaro che la letamaia dei
vostri amici Bombardieri e Ferlin non la vogliamo.
E i trucioli, i pallets?
L’ex Sindaco Maura Forte, per sua
stessa ammissione, aveva dichiarato di avere “negoziato” lungo un anno questa
idea, con Iren.
E, allora, ci sarebbe stato da
immaginare che i nuovi Amministratori, proprio per dimostrare di voler trattare
con “la schiena diritta” con i padroni torinesi, avrebbero posto un alt bello
chiaro.
Vercelli produce al massimo (la provincia
intera) 2.500 tonnellate l’anno di rifiuto legnoso, non abbiamo assolutamente
bisogno che qualcuno ce ne porti qui, utilizzando 7 mila passaggi di camion,
altre 100 mila, di tonnellate, tra l’altro trattate con formaldeide,
notoriamente oncogena.
Invece che accade?
3.1.
– Letamaia.
Accade che, sorprendentemente, il nuovo Presidente della Provincia, Eraldo
Botta, al contrario di quanto fatto fino a poco prima dal predecessore
Carlo Riva Vercellotti, faccia il pesce in
barile.
Dice qualcosa del genere: ma io – che volete
– mica sono un Tecnico; decidano i Tecnici.
Mica posso dire la mia: magari – se mi
dicessi contrario - a qualche bello spirito potrebbe venire in mente di
contestarmi addirittura ipotesi di reato, come ad esempio l’abuso d’ufficio.
E finchè lo dice al suo gatto può
andare, quando lo dice a quelli che sanno – un po’ – leggere e scrivere, quelli
si accorgono subito che qualcosa non gira giusto.
Anche perché non si sarebbe mai visto
Carlo Riva Vercellotti rendersi leciti comportamenti men che lineari, da tutti
i punti di vista.
Poi, a qualcuno torna in
mente una singolare circostanza.
Si ricorda, ad esempio, che il Bombardieri
abbia una conoscenza con il Senatore della Lega Maria Cristina Cantù.
E magari, si può pensare che il
Senatore abbia presentato ad un Deputato della Lega di Vercelli proprio il
Bombardieri (il Bomba, per gli amici).
E così, forse, anche altri Parlamentari
lombardi.
Allora – presi tra due fuochi – gli Elettori
vercellesi della Lega, da una parte e, dall’altra parte, la Cantù con altri
Parlamentari padani, come potrebbero sentirsi i leghisti valsesiani?
Tra due fuochi anche il
Sindaco: i leghisti vercellesi ancora
contrari alla letamaia, quelli valsesiani forse. O forse no.
***
4.
Acqua pubblica.
Qui, si direbbe, andiamo sul sicuro.
C’è addirittura una deliberazione del
Consiglio Comunale che dice chiaro: l’acquedotto deve tornare al Comune.
L’acqua non può essere di Iren, né di
nessun altro privato: tra l’altro (ma sappiamo bene che non gliene frega
niente quasi a nessuno) lo dice anche un referendum nazionale.
L’acqua pubblica, bene comune.
Hanno votato così, a suo tempo (si veda
il link in alto nella pagina) Alessandro Stecco e Forza Italia.
Gli amici di Vercelli e dei vercellesi
– si disse – vincono sugli amici di Iren 16 a 10.
In più, se si deve trattare con la
schiena diritta, ecco servito un argomento fortissimo.
Bene.
Bene un bel tubo di niente.
Perché, fin dal mese di
luglio 2019, appena ritornati, (il buon
giorno si vede sempre dal mattino) si capisce che le pietre sono dure.
Il gruppo di Voltiamo Pagina fa una bella interrogazione per chiedere: a che punto stiamo
con l’acqua pubblica?
La risposta del Sindaco è
sconcertante: sì, “in astratto”, l’acqua dev’essere pubblica, ma poi bisogna
vedere.
Ancor più esplicito, qualche settimana
fa, l’Assessore Michelini, sempre in Consiglio Comunale: sapete – riassumiamo
– l’unico modo per rientrare in possesso dell’acquedotto è acquistare il
relativo ramo di azienda da Atena Asm.
Quale sagacia!
Una rivelazione.
Ma cosa avranno mai pensato i burloni
che votarono, nel Consiglio Comunale del settembre 2017, la delibera sull’acqua
pubblica?
Che l’acquedotto tornasse
come Lassie?
Come il figliol prodigo?
Tornasse a Sorrento?
Che bastasse dire: Torna!, come nel
film di Matarazzo?
O dire: Torna! come alla Piccola
Sheba?
***
E in che altro modo si potrebbe fare,
se non riacquistando il ramo d’azienda?!
Forse con un leasing?
Un comodato?
Un invito a cena?
Un forte abbraccio?
Inginocchiandosi?
Baciando la mano?
***
Insomma, l’illuminata
intuizione, distillata come se fosse un apoftagma
dispensato a discepoli un po’ zucconi, ha lasciato di stucco persino chi scrive
che, all’udire certe trovate non è nuovo.
Invece, dai banchi della Lega, niente,
nemmeno i soliti belati.
Situazione, assai
sintomatica.
Perché, è vero: tornare in possesso
delle reti idriche rappresenta un’operazione complessa, non facile; un percorso
amministrativamente impegnativo.
Non è tanto un problema economico.
Ma è una cosa seria faticosa.
E’ seria e faticosa se si
ha voglia di farla.
Immaginiamoci se non si ha
voglia di farla.
Ma – di nuovo – gli Elettori non hanno
dato una delega in bianco, hanno assegnato un compito.
***
5.
Decoro urbano, verde,
rifiuti.
Qui siamo alle cose patetiche.
La città non è mai stata – e non era facile
– così tenuta male.
Persino il Camposanto è all’abbandono.
Le erbacce sono rigogliose.
Patetiche le scuse inventate per
tentare giustificazioni.
Sapete – sembrano dire – un po’ piove,
un po’ fa caldo, sicchè l’erba cresce.
Poi – e questa è la più grossa – c’è
stato il lockdown e le Imprese di giardinaggio non hanno lavorato.
Anche questa è buona per il gatto di
Eraldo Botta.
Ma come avranno fatto, ad esempio, a
Trino, Gattinara, Varallo Sesia, Borgosesia, Crescentino?
Lì non c’è un filo d’erba fuori posto.
Invece delle Imprese avranno mandato i
pecoroni (non quelli del gruppo padano) a brucare?
***
Quanto ai rifiuti, al fuori
cassonetto, forse hanno frainteso: trattare con Atena Asm ed Iren, non con la
schiena diritta, ma china ad acutangolo, in guisa di chi volesse avvicinare le
labbra agli altrui alluci.
***
6.
Altre faccenduole.
A parte i problemi noti, non ne mancano altri che non sono bagatelle e sulle quali non
si ha notizia di qualsiasi tentativo di elaborazione.
Ad esempio: si vorrà, in
qualche momento, pensare alla raccolta differenziata puntuale?
Si vorrà, tra un post e l’altro di Facebook, pensare al nuovo Piano
regolatore?
Anche perché – è andata come è andata –
ma i 308 mila metri quadri dell’area Pip vicino ad Amazon tra un po’ finiscono.
Quale sarà la futura offerta
industriale e residenziale della città, quali le direttrici di sviluppo?
***
7.
A Cesare quel che è
di Cesare.
Non bisogna mancare di riconoscere, in
questo quadro non esaltante, che il Sindaco ha avuto la fermezza di porre la
parola fine alla incresciosa vicenda Aprc.
Restituendo, altresì, dignità alla
città.
***
Non sono, poi, dimenticati i tempi in
cui patetici nanerottoli con il culo sporco, bazzicavano in Sala Baiardi,
ricevuti come fossero capitani d’industria.
***
QUANTO DURERA’? E COME?
Cosa succederà nei prossimi mesi ed
anni?
E’ un interrogativo che sta
interpellando molti.
Per la prima volta, in queste
settimane, l’abbiamo udito riecheggiare in vari ambienti.
La fotografia di sinistra è da mettere
in archivio come i santini elettorali che furono?
Il Centrodestra è consapevole che,
così continuando, è pressochè certo il suicidio elettorale?
E’ persino possibile qualche scricchiolio
nel percorso?
E’ davvero rassegnato al niente?
Soprattutto: c’è qualcuno disposto a
credere che il niente sia la risposta possibile alle attese della gente?