Ecco
scoperto l’arcano.
Perché si ha un bel dire, si ha un bel fare, ma la verità presto
o tardi viene sempre a galla.
Ma
andiamo con ordine.
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Dunque bisogna sapere che il
Comune di Vercelli ha lì una piscina, la storica “Scolastica di Via Prati”
che ha bisogno di una sistemata.
E’ del 1975 ed è chiaro che – allora – non pensavano a costruire
il bagno per i disabili, la sala medica, facevano solo pochi piatti doccia (3)
per i maschietti (è scolastica) e per le femminucce e così via.
Poi cambiano i tempi, cambia la destinazione d’uso, e
soprattutto cambiano le norme anche sull’uso in edilizia (specie se pubblica)
del fibrocemento, dell’amianto.
Le foto delle pagine che parlano di amianto a fondo pagina.
***

E
cambiano, soprattutto nel corso degli ultimi 5 anni, le
opinioni del vari Assessori e Sindaci.
Perché – ad un certo punto – il gestore del tempo, la società
Gestel, nella sua innocenza, dice qualcosa del genere: ma se invece di mettere dei tacconi qua e dei tacconi là facciamo una bella ristrutturazione
generale?
Aggiungendo
una bella vasca idroterapica in modo realizzare una sinergia
con i Fisioterapisti dell’Asl che è a due passi?
Tutti in
un primo tempo dicono “sì”, che bello, poi dopo un po’ che ci
riflettono incominciano le cose surreali.
Celebre
l’Assessore allo Sport (e ridiamo) di Andrea Corsaro, Giovanni Mazzeri, che fu il primo ad invocare l’abbattimento della struttura perché
avrebbe avuto “ i muri vecchi ”.
Poi anche la presente Amministrazione prima vuole recuperare la
piscina, poi a fine anno 2016 si cambia idea e di nuovo: bisognerà abbatterla.
E poi magari diamo il (solo) diritto di superficie (così nella
riunione di lunedì sera al Pd, come vedremo meglio) ad un privato che se la
smazzi lui.
Non
ristrutturiamo noi – Comune - che
abbiamo già fatto tanto per Via Baratto.
***
Ma
soprattutto, perché
un progetto di ristrutturazione valutato dal proponente (che semmai ha
sempre “interesse” a fare vedere che investe di più, piuttosto che meno) circa 350 mila euro di colpo non è più
giudicato congruo?
Perché un po’ tutti gli Assessori presunti competenti lunedì scorso ai Consiglieri di maggioranza
perplessi hanno detto: ma no, quel progetto non andava bene, servono più
soldi.
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Ma
vediamo intanto chi c’era in quella riunione.
Per la
Giunta: il Sindaco, Remo Bassini, Carlo Nulli Rosso, Gianni Cau,
Michele Cressano, Paola Montano, Mario Cometti.
Poi i
Consiglieri: Caradonna, Capra, Badij, Fragapane, Gaietta, Peila,
Monteleone, Massa, Comella, Campominosi.
Parte
sparata il Sindaco a sostenere la tesi che si debba dare a qualcuno il
diritto di superficie così ci facciano poi un po’ quello che gli pare meglio
per realizzare il proprio bel tornaconto.
La
spalleggia come un cavalier servente d’antan l’ Assessore al
Patrimonio Mario Cometti.
Ma la parte del leone la fa nientemeno che l’Assessore allo
Sport e Impianti Sportivi, Carlo Nulli Rosso, che illustra come il progetto
Gestel non andasse bene.
***
E va
bene.
Ma
perché abbattere la piscina?
Perché se non va bene il
progetto a suo tempo presentato da Gestel, ne facciano pure un altro che a loro piace.
Mica nessuno se la prende.
Oppure: perché
ristrutturarla costerebbe tanto così (si erano udite nelle settimane scorse
cifre folli, anche 800 mila euro)?
Si era udito che fantomatici
“tecnici” avessero sostenuto che l’operazione non sarebbe stata
conveniente.
Insomma,
si era udita qualsiasi cosa.
***
E anche
lunedì qualche Consigliere dotato di buon senso avrebbe
detto qualcosa come: ma
questi costi così distanti da quelli previsti dalla Gestel non sarà per caso che lievitano perché
anche qui c’è, come al Centro Nuoto, il problema amianto?
***
Ed i più
zelanti giù a dire: ma no, assolutamente, non c’è assolutamente amianto in Via
Prati.
Che diamine.
Anche
Gianni (Natale) Cau, pur nuovo di questi incontri in Via Giovine Italia (se Giuseppe Mazzini sapesse…) dice: ma no,
ma no, non c’è amianto.
Poi si
tace riprendendo – l’ora è propizia - la digestione.
Non senza
– prima - avere ammonito un Consigliere che chiedeva una perizia: ma se
i nostri tecnici dicono che è fatiscente e da abbattere, deve bastare così; un
tecnico esterno potrebbe costare ed essere perciò foriero di danno erariale.
Ma forse dal punto di vista erariale la cosa da monitorare di
più sarebbe il gettone che il Cau prende come Assessore: così, almeno, pensano
in silenzio alcuni.
Avendo riguardo, tra l’altro, alla parcellona di Coni Servizi
per Via Baratto.
***
La
riunione tratta anche altri argomenti d’attualità come la
raccolta differenziata.
Ma
soprattutto si accoglie infine la tesi (è solo facciata, non c’è
convinzione) di esperire una nuova previsione di costi per una ipotesi di
ristrutturazione.
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Ma ecco
che nelle ultime ore salta fuori la (molto probabile, ma sono documenti da
verificare) verità.
La Piscina
di Via Prati è piena di Amianto.
Chi lo dice?
Il
Comune.
Che il 18
aprile 1975 redige il capitolato d’appalto per la costruzione della
piscina, prevedendo che siano in amianto tanto il corpo della vasca, quanto la
copertura.
E’ detto
tutto chiaro nel computo metrico estimativo che nel 1975 è stato
inserito nel capitolato d’oneri assunto dalla Impresa edile che l’ha realizzata
(per 112 milioni delle vecchie lire, impiegando 240 giorni per completare
l’opera).
***
Per ora
abbiamo le foto parziali, visibili
in formato espanso al termine di questo articolo.
Che sembrano peraltro attendibili.
Ora
bisognerà acquisire il documento completo.
Poi
verificare che (eventualmente) la piscina non sia stata, negli anni
scorsi, oggetto di bonifica.
Quindi
ancora verificare che sia o non sia iscritta al Registro tenuto presso l’Asl dove
è obbligatorio – dal 1994 - iscrivere gli immobili pubblici contenenti amianto.
E se
queste verifiche dovessero risultare negative, è assai probabile che
chi ha sbagliato ne dovrà rispondere.
***
Le
verifiche sono necessarie soprattutto perché è chiaro che –
in caso di presenza di amianto da bonificare – i costi per la ristrutturazione
effettivamente potrebbero lievitare fino a raggiungere la somma di cui si è
parlato (circa 8 – 900mila euro) altrimenti incomprensibile.
Poco male, dal punto di vista del futuro dell’impianto: è solo
questione di soldi.
E, in
ogni caso, la metà sarebbe pagata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di
Vercelli.
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