Per chi arriva a Vercelli
dalla direzione Torino, il biglietto da visita di sempre, che in questa giornata di pioggia è ancora più mesto.
La strada ferrata di quella che un
tempo era la ferrovia tra Vercelli e Casale è piena di erba.
Appena si svolta verso l’Ospedale, le
Via Testi e poi Prati illustrano la solita violenza con cui Atena Asm umilia i
cittadini vercellesi lasciandoli nella loro immondizia.
Sappiamo che, qualche mese fa, ha
addirittura eliminato i cassonetti da Via Prati come aveva fatto, prima, in via
Testi (di fronte alla piscina scolastica) con una finalità – per dir così –
pedagogica (si veda l’articolo collegato).
Poiché il loro teorema è
sempre stato quello: se c’è il cassonetto,
lì vicino l’incivile conferisce in modo impropio.
Così, tolto il cassonetto (non fa
niente se il numero dei contenitori è determinato contrattualmente: chi
controlla?), a parte che non si elimina il fenomeno, si può ancora meglio
vedere come la vegetazione cresca.
Peraltro, non va mai dimenticato che
il contratto di nettezza urbana tra Comune e Asm prevede la doverosità della
pulizia anche del sedime attorno al cassonetto.
Incomincino a pulire.
Solo dopo, ad educare.
Sembra un vecchio slogan
della didattica persuasiva: educare,
non pulire!
Torniamo all’erba.
Diranno che la colpa è della pioggia,
che si ostina a cadere in Primavera, poi del sole: insomma, un po’ fa brutto e
un po’ fa bello.
E questo non va bene.
Come vedremo tra breve in altro
servizio, quello di trattare con Iren, socio di maggioranza di Atena Asm con “la
schiena diritta” è uno dei tanti impegni elettorali presi dalla Giunta del
Niente di Andrea Corsaro.
Si è trattato di un turn
over a risultato neutro.
Per ottenere questo
risultato la città paga 2.400 euro al mese all’Assessore al Decoro Urbano, circa 4 mila
euro al mese al Sindaco.
Di 30 mila euro l’anno è il compenso
devoluto al Presidente di Asm, di nomina comunale, così come di 20 mila
ciascuno quello percepito dai due Consiglieri di Amministrazione, sempre di
nomina comunale, che lo affiancano, insieme ai quattro designati, invece, dal
Socio padrone, Iren.
Sono soldi ben spesi?
A parte il muro di gomma, più imbarazzante che imbarazzato, tetragono nel respingere al
mittente gli inviti rivolti loro (rivolti ai percettori della pubblica mercede)
a fare almeno un gesto: dare una mensilità dei loro emolumenti per l’emergenza
Coronavirus. C’è anche un conto dedicato del Comune, si può fare.
Ma se non vogliono, sono
problemi loro: ma quale Lupo Bianco?!
A parte questo, si diceva, non sarà fuori
luogo domandarsi, vista l’irredimibilità della circostanza, che trasversalmente
finisce per accomunare destra e sinistra nella disperata ed irreversibile
subalternità ai capataz di Iren, se non sia ora di pensare seriamente a qualche
alternativa “di sistema”.
A che pro distribuire compensi che
nulla producono al cittadino?
Di fatto, Iren ormai è padrone
assoluto della gestione di Atena Asm, avendo tirato fuori soltanto poco meno di
15 milioni di euro.
Così controlla un’azienda che fattura
oltre 100 milioni l’anno.
Perché lasciare nella “pancia”
di una cosa che in niente e per
niente è nelle possibilità di controllo di Vercelli e dei vercellesi, circa 50 milioni che sono dei vercellesi?
Si tratta del controvalore
che ancora ha il 40 per cento di
azioni in portafoglio al Comune.
Cosa se ne fa Palazzo
Civico di una partecipazione dalla quale, finchè dura, prende un po’ di dividendi l’anno, che
paiono spesso evocati quale motivo, se non pretesto, per dare disservizi (ridurre
i costi, ma non i ricavi, non la Tari che finisce ad Atena Asm) ai
cittadini?
Non sarebbe meglio incominciare ad
incamerare i 50 milioni di euro “prigionieri” nel capitale sociale di Atena
Asm?
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Ne riparleremo presto, anche perché sta
arrivando a scadenza il problema dell’acquedeotto.