Eraldo Botta e, nel riquadro, Mario Raviolo -
E’ vero
che “intelligenti, pauca”, ma, letta così, non è di facilissima ed
immediata comprensione.
Sicchè
un minimo di esegesi di questa lettera inviata dal Presidente della Provincia (e
Sindaco di Varallo Sesia) Eraldo Botta al Presidente dell’Unità di Crisi
del Piemonte, Mario Raviolo, non è superflua.
Il
testo della lettera (il cui contenuto, a modesto parere di chi scrive, è
sacrosanto) è integrale al termine di queste righe, ma nessun Lettore speri di
capirci un’acca senza note a margine.
Dunque,
ecco le note a margine.
Bisogna
prima di tutto sapere che, fino a questo momento e dall’inizio dell’emergenza
Coronavirus, sono state le singole Asl ad avvisare ciascun Sindaco: guarda,
caro Sindaco, che nel tuo comune c’è un Paziente positivo; si tratta del Signor
Tal dei Tali.
Perché questa
comunicazione al Sindaco?
Perché il
Primo Cittadino è, nell’ambito del proprio comune, la massima Autorità Sanitaria,
quindi gravata da un sacco di responsabilità ed incombenti: non ultimi quelli
di assicurare il rispetto – in caso di disposta quarantena da parte dell’Asl
medesima – delle prescrizioni preventive.
Poi
bisogna sapere che, sempre dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, la Regione
ha istituito una sorta di “task force”, che ha chiamato “Unità di Crisi”,
organismo che sta lavorando senza sosta da settimane, sotto la guida proprio di
quel Dott. Mario Raviolo (in verità, alcuni aspetti del suo modo di lavorare, pur riconoscendo la complessità del momento, non sono stati esente da qualche critica), primo tra i Destinatari della lettera che Eraldo
Botta ha voluto (e non sarà difficile capire perché) mandare, perché se la leggessero
ben bene, anche agli Organi di Informazione.
La task
force raggruppa i rappresentanti di tutti gli Enti che abbiano voce in capitolo
per affrontare l’emergenza.
Qualcosa
si simile (mutatis mutandis) alle Conferenze dei Servizi.
Con i
limiti che ciascun paragone porta con sé, il succo sembra questo.
***
Dunque
il Presidente della Provincia e Sindaco di Varallo Sesia, nelle scorse ore
viene a sapere che le informazioni in ordine alla morbilità dei propri concittadini
positivi al Coronavirus non arriveranno più dall’Asl, ma direttamente dall’Unità
di Crisi.
A tutta
prima, parrebbe una variazione meramente formale.
Nessuno
ha ancora detto che sia vista con ostilità.
Senonchè
( libera nostra interpretazione ) la novità non è poi così bella da vedere,
almeno per i sospettosi.
E questo
per alcuni motivi.
Il
primo: perché mai si deve interrompere la comunicazione tra Asl e Comuni (che,
detto per inciso, danno vita proprio all’Assemblea dei Sindaci dell’Asl
medesima, in ogni territorio della regione) e solo in materia di Coronavirus?
Per
ora, nessuna spiegazione sul punto.
Il
secondo: l’Unità di Crisi è un Organismo straordinario che non è sovraordinato
rispetto alla giurisdizione municipale.
Ma,
nemmeno, è vincolato alla giurisdizione municipale da procedure di sorta.
Sicchè –
sembra dire Botta, ma lo direbbe chiunque – seguendo quali regole l’Unità di Crisi
dirà qualcosa (o non dirà qualcosa) ai Comuni?
Il terzo:
i rapporti (e non rapporti) tra Asl e Comuni, Unità di Crisi e Comuni, non è
che possano essere regolati dal pur encomiabile Dott. Raviolo: sono normati da
Atti ricondotti alla competenza vuoi dell’Assessore, vuoi del Presidente, vuoi,
infine e più probabilmente, della Giunta Regionale.
Se ci
sono, dove sono questi atti?
Insomma,
pare dire Botta, chi ha deciso questa cosa e perché?
Poi
conclude con una nota pratica: diteci chi è incaricato di farci avere queste
notizie.
Ma la
nota, appesa lì nel corpo del testo, più o meno come un caciocavallo potrebbe stare appeso al trave a stagionare, sembra più che altro simbolica, allusiva
di altri, inespressi, interrogativi.
***
Ma,
infine, penserà il Lettore: queste sono cose un po’ per addetti ai lavori; a
noi che ce ne cala?
Ce ne
calerebbe ben poco, se non fosse che sono proprio gli addetti ai lavori che –
sembra abbiano – voluto mettere le mani avanti, rendendo pubblica questa
corrispondenza.
E
potrebbero avere qualche ragione, per alcuni non banali, né piacevoli motivi.
Che
potrebbero avere a che fare con una mutata gestione dell’informazione sull’epidemia.
Ma qui
ci fermiamo, perché saranno i prossimi giorni a dire se le preoccupazioni (vogliamo
ripeterci: comunque sacrosante) di Eraldo Botta siano circoscrivibili all’ambito
meramente organizzativo o, invece, intendano dire qualcosa che potrebbe suonare
come: accà nisciuno è fesso.
Ecco il
testo della lettera.
***
Vercelli, 15 marzo
2020
AL COORDINATORE
DELL’UNITÀ DI
CRISI DELLA REGIONE
PIEMONTE
MARIO RAVIOLO
AL PRESIDENTE DELLA
REGIONE
PIEMONTE
ALBERTO CIRIO
AL PREFETTO DI VERCELLI
FRANCESCO GARSIA
AI SINDACI DELLA
PROVINCIA
Egregio Dottore,
appreso,
inspiegabilmente per le vie informali, delle recenti disposizioni in ordine
alla condivisione delle informazioni relative ai nuovi casi COVID-19, che
prevedono un
canale diretto tra Unità
di Crisi e Sindaci, mi consenta un richiamo, pur nella consapevolezza della
straordinarietà del momento, al rispetto delle Istituzioni che ognuno di noi
rappresenta.
Favorevole, comunque,
alla creazione di un filo diretto tra i Sindaci e l’Unità di Crisi, la invito
formalmente a iniziare sin d’ora questa nuova forma di collaborazione comunicando,
ai Sindaci, il nominativo e i recapiti del referente individuato per la gestione.
Mi corre infine
l’obbligo di rimarcare la necessità di garantire la massima tempestività nelle
comunicazioni.
Con i migliori saluti
Eraldo Botta
Presidente della Provincia
di Vercelli