Presso la Parrocchia cittadina di San Paolo, domenica 24
gennaio, alle 11, in via San Paolo 1, su iniziativa del gruppo alpini
Don Pollo, uno dei due presenti in città, guidato da Flavio Negro,
che ricopre anche l’incarico di vice presidente vicario della sezione
vercellese dell’Associazione Nazionale Alpini, , verrà officiata al Santa Messa in suffragio
dei caduti dell’Ottavo Corpo d’Armata del Regio Esercito, conosciuto, dai più,
come ARMIR: Armata Italiana in Russia, la maggior parte dei quali
cadde nella disastrosa ritirata, dopo la battaglia sul Don, magistralmente
raccontata nel capolavoro di Giulio Bedeschi “100.000 gavette di ghiaccio”.
Tra i caduti, e i dispersi, il cui ricordo è ancora una
ferita aperta per molte famiglie, che scoprirono in seguito che i propri cari
se non morirono in Russia, prima furono deportati e, a molti, anche a guerra
finita non fu permesso di rientrare in Italia con un vergognoso silenzio da
parte dell’allora vertice del Partito Comunista Italiano, la maggior parte
erano alpini e il giorno scelto per questa commemorazione non è casuale: sabato 26
gennaio, ricorre il settantottesimo anniversario della battagli di
Nikolajevka, battaglia in cui gli uomini della Tridentina, guidati
dal generale Luigi
Reverberi, a prezzo di perdite altissime, riuscirono a rompere
l’accerchiamento dei Russi e ad aprire l’unica via per tentare il ritorno a
casa, divenuto a sua volta una tremenda “Via Crucis” segnata da tanti cappelli
con la penna nera appoggiati su semplici croci, o ritrovati solo in primavera
allo sciogliersi del ghiaccio.
Oggi, in questo minuscolo paese della Federazione
Russa, “Il
ponte della pace” costruito dall’Associazione Nazionale Alpini, ed
inaugurato lo scorso settembre, ricorda a tutti l’inutilità e la disumanità della guerra,
come verrà fatto anche nella Santa Messa di domani.
Il suffragio, che sarà celebrato da Don Ettore
Esposito, già cappellano della sezione alpini di Vercelli, oggi
parroco di San Paolo e cancelliere arcivescovile, ricorderà, in modo particolare, i caduti
della battaglia di Novo Postolajowka, combattuta tra il 19 e 20
gennaio del 1943, non molto lontano da Nikolajewka, che pur meno famosa fu definita,
da Eugenio
Faudella, nella sua “Storia delle Truppe Alpine”: “quella
sanguinosa, disperata battaglia che durò, pressoché ininterrotta, per più di
trenta ore ed in cui rifulse il sovrumano e sfortunato valore dei battaglioni e
dei gruppi della Julia e della Cuneense, che ne uscirono poco meno che
distrutti”. ... la più dura, lunga e cruenta fra le molte sostenute
dagli alpini, sia in linea sia nel corso del ripiegamento.
Redazione di Vercelli