Bobby Fischer, ai tempi della sua massima popolarità
Nel prossimo anno, il Circolo Scacchistico Vercellese compirà
il 50° “compleanno”, cosa che ha già
fatto mettere sul tavolo le idee per i prossimi festeggiamenti; alcune di esse
sono in fase di preparazione avanzata, altre verranno concretizzate nei mesi a
venire.
Andando a curiosare nell’annata di
cinquant’anni fa della Rivista “L’Italia
Scacchistica” – una delle Riviste più antiche al mondo, ma ormai sparita
dal panorama editoriale –, si possono raccogliere alcune curiosità.
Nel 1968, dai resoconti sull’attività federale, Vercelli non
aveva ancora un Circolo, anche se diversi giocatori si incontravano nei Caffè
fin dagli anni ’30. La
Provincia, però, poteva contare ben due Circoli federati: Biella e Cossato; il
primo contava 82 Soci mentre il secondo ne contava 15. Il Torneo di Sousse
(l’antica colonia fenicia, chiamata Susa, in Tunisia ), valido per la selezione
dello sfidante ufficiale del Campione del Mondo, fu uno dei più incredibili
avvenimenti, non solo per gli Scacchi, ma per le vicende extrasportive. Sapendo
che in quell’occasione era presente il capriccioso Bobby Fischer, tutto sembra più …normale. L’episodio
più divertente fu in occasione di una partita che doveva giocarsi il Venerdì,
quando il Campione aveva chiesto – con un altro giocatore, per motivi religiosi
– di spostare l’orario della partita a dopo il tramonto del Sabato. Gli
organizzatori (ingenui!) credettero di risolvere il problema mettendo il
“ricupero” di quella partita in uno dei giorni di riposo, ma restarono senza
parole quando Fischer rispose: “I giorni
di riposo sono fatti per riposare, non per giocare a Scacchi!”. Per
non far mancar nulla al suo personaggio, in quel Torneo continuò a lamentarsi
degli accordi tra giocatori dell’Unione Sovietica che pattavano d’accordo tra
loro, ma si impegnavano alla morte contro …di lui! Alcuni
dicono che fu espulso dal Torneo, altri che lui lo abbandonò, anche se era in
testa con un vantaggio notevole; di certo, dovette rimandare ad altra occasione
il sogno di diventare Campione del Mondo. Nel numero di Febbraio de “L’Italia Scacchistica”, si riporta un
lungo articolo ripreso dalla Rivista “Schachmatyy Bulletin” e riguardante
la “Forma sportiva”. Malgrado
l’opposizione di molti puristi attuali, già cinquant’anni fa gli Scacchi erano
considerati uno Sport, con
caratteristiche peculiari riguardanti per lo più la mente che, tuttavia, doveva
essere sorretta da una forma fisica più elevata possibile. “La buona forma di uno scacchista è la
disposizione di tutte le sue forze per ottenere il miglior risultato sportivo (…)
la tensione nervosa, provoca variazioni
della pressione arteriosa che uno stato di salute generale buono riesce a
superare, viceversa si rischia la
patologia! (…) la preparazione
fisica, decisiva per un praticante il Calcio o l'Atletica, è dunque importante
anche per lo scacchista”. Tra
i consigli orientati alla preparazione psicologica ed alla preparazione
teorica, l’Autore cita comportamenti igienici relativi al cibo, al sonno, alla
respirazione, ma anche alla “tempra
dell’organismo” con alternanza di docce calde e fredde! Naturalmente,
banditi fumo ed alcool malgrado l’apparente benessere che possono dare
momentaneamente! Cinquant’anni fa, al Mondo c’erano circa 70 Grandi Maestri la cui metà abbondante si trovava dietro alla
“Cortina di ferro”. In
un’intervista su temi scacchistici vari, con le stesse domande poste a 7 GM, molti
hanno detto di aver iniziato a giocare quasi per caso e che gli Scacchi hanno
avuto un ruolo che è andato ben oltre il successo sportivo come: la misura
delle capacità personali, la sete di conoscenza, la logica di una lotta che,
talvolta, termina in modo …non logico! Molto
prudenti, ma fondamentalmente scettici, nei confronti delle macchine che
giocavano a Scacchi; qualcuno, però, era possibilista visto che alla ricerca si
stava dedicando l’ex Campione del Mondo Mihail
Botvinnik. Sicuramente,
oggi sarebbero sbalorditi per i risultati ottenuti da programmi anche non molto
“forti”, cioè che, nei Campionati a loro dedicati, sono in fondo alle
classifiche. E a proposito di Grandi Maestri, in un’intervista ad uno dei
primi GM ufficialmente riconosciuti Aleksandr
Kotov, il grandissimo divulgatore tuonava contro il “decadimento” del
livello dei Giocatori dell’Unione Sovietica che, pur contando diciotto GM al di
sotto dei vent’anni, da oltre un decennio non vincevano il Mondiale Giovanile! Escludendo la punta luminosissima di Bobby
Fischer nel 1972, il Campionato del
Mondo fu appannaggio, fino al 2000, di un giocatore dell’URSS o originario di
una delle sue Repubbliche, dunque Kotov si lamentava con non troppe ragioni. Tra
le cause della perdita d’importanza (e influenza!) dell’URSS, egli citava il
fatto che il titolo di GM fosse “inflazionato”: “Ci sono tanti GM ma non tutti lo sono realmente!”. Chissà
cosa direbbe se sapesse che oggi i GM al mondo sono più di 1200? Nei quarti di finale del Torneo
dei Candidati al ruolo di sfidante del Campione del Mondo, il lettone Mihail Tal – già Campione del Mondo nel
1960 – venne intervistato ed il
giornalista gli chiese quali ruoli preferisse sua Moglie che era un’apprezzata
attrice di teatro; Tal, che era spiritosissimo, rispose che lei preferiva le
tragedie perché lui era più adatto al repertorio leggero!
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