Il video: cosa dicevano Michele Gaietta e Fausto
Pavia sul numero legale a 14 l’8 settembre 2016 – Come faranno ora a dire il
contrario?
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Ricevute dal Prefetto di Vercelli, Michele
Tortora, questa mattina, le Opposizioni in Consiglio
Comunale si preparano a dare battaglia nel Consiglio Comunale di dopodomani,
mercoledì 21 marzo, primo giorno di Primavera.
I giochi ormai sono fatti ed è assai
improbabile che
la maggioranza riesca a concupire qualche “traditore” che accetti di essere il
14.mo Consigliere per aprire i lavori anche senza ricorrere all’ormai notissimo
“parere Perrotta”, dal nome del Prefetto Carmen Perrotta, Dirigente del
Ministero dell’Interno che ha vergato due paginette capaci di riaccendere la
speranza della Giunta di Maura Forte.
Ma andiamo con ordine.
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Come risaputo
ormai alla noia, il numero legale
per rendere valide le sedute consiliari del Consiglio Comunale di Vercelli in
seconda convocazione è sempre stato di 14.
Sicchè dopodomani non ci sarebbero i numeri per aprire i lavori e quindi procedere
alla surroga (sostituzione facendo subentrare i primi esclusi delle rispettive
liste presentate nel 2014) dei quattro Consiglieri, tutti della maggioranza,
che si sono dimessi nelle scorse settimane per dire con ancora maggiore forza
simbolica che per loro questa Amministrazione è finita.
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Ricordiamo chi
sono, mettendo vicino ad ognuno il “surrogando”, cioè chi sarà chiamato a
sostituirlo.
Maria Pia Massa voti 169 , le
succederebbe Massimo Bignardi, voti 53
Giorgio Comella voti
21 con Carlo Truffa, voti
7
Giordano Tosi voti
138 con Francesca Tini Brunozzi, voti 55
Donatella Capra voti 201 con Walter Manzini, voti 54
Totale voti personali
di preferenza degli uscenti
529 - Totale voti dei surrogandi 169
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La questione è
tecnica, ma la sintesi è possibile.
Perché qualcuno – oggi - può sostenere che in realtà il numero Legale sia di 11
invece che di 14 Consiglieri?
Perché nel
frattempo (da quando furono redatti Statuto e Regolamento Comunali e poi la
Legge nazionale di riforma) i Consiglieri Comunali sono diminuiti da 40 a 32.
Quindi “un terzo” di 32 non è più 14, ma 11.
Senonchè proprio il Segretario Generale
Fausto Pavia,
seguito pedissequamente dal Presidente del Consiglio Comunale Michele Gaietta (e dall’intera Giunta)
ha invece sempre sostenuto che non sarebbe stato possibile semplicemente
prendere atto di questo variato coefficiente, ma che, per l’adeguamento al
ribasso, sarebbe stato necessario deliberare da parte del Consiglio medesimo.
E così hanno bloccato, dal 2015 ad oggi, ogni seduta consiliare che non vedesse
presenti almeno 14 Consiglieri.
L’extra omnes è stato deciso in parecchie occasioni: con costi enormi, democrazia e
prerogative amministrative dei Consiglieri vulnerate, danni patiti dall’Amministrazione
per i ritardi causati dai rinvii.
Senza contare l’incredibile danno politico
patito dalla Giunta
nel suo complesso, esposta ai cambi di umore e talvolta alle studiate tattiche
per una “politica della sedia vuota” volte a fare appositamente mancare il
numero.
Insomma, l’esercizio
di un potere condizionatorio che non ci sarebbe mai stato, se per aprire le
riunioni fossero bastati 11 Consiglieri.
Ma – si diceva –
il Segretario non sbaglia mai e quindi bisogna rassegnarsi.
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Con sufficienza, poi – lo ascoltiamo nell’audiovideo,
tratto dalla seduta in streaming dell’ 8 settembre 2016 – il futuro Segretario
Politico cittadino del Pd sosteneva
che la maggioranza non fosse
particolarmente interessata alla riduzione ad 11.
A ruota, Fausto Pavia argomentava sulle ragioni per cui non si dovesse
procedere alla riduzione, se non con apposita deliberazione.
Che fu proprio
proposta quell’8 settembre, ma fu respinta.
Sicchè il
numero legale di 14 non è solo frutto di una “dimenticanza” da prima che
variasse la Legge, ma è una scelta consapevole dell’Aula.
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La sfida è tutta qui.
Per tre anni
sono andati avanti accartocciati attorno al “teorema Pavia” ed ora che, invece,
la maggioranza ha tutto l’interesse ad
aprire i lavori ad 11, ecco che arriva provvidenziale un ulteriore (ce ne
sono già due di segno contrario) parere della Dirigente Perrotta che riaccende le speranze di sfangarla.
Procedendo alle surroghe, infatti, la
Giunta si farebbe fuori i 4 dissidenti
in un colpo solo,
assumendo come sostituti pacifici e
disciplinati loro sostituti.
La maggioranza, in tal modo, passerebbe i
dieci – dodici Consigli
che ancora restano prima delle elezioni del 2019 nella speranza di vivere tutti
felici e contenti.
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Speranza, invero, assai fallace, perché le cose non possono finire così a
tarallucci e vino.
Qualcuno ha sbagliato ieri, oppure qualcuno
sbaglia oggi.
Se fosse
plausibile la tesi di Pavia del 2016, oggi non si dovrebbe procedere se non con
gli “almeno” 14 presenti.
Chi se ne dovesse assumere la possibilità, sarebbe assai probabilmente chiamato a
risponderne.
E non solo per
il più che prevedibile ricorso al Tar, già in canna.
Se invece Pavia ha avuto torto per tre anni nel corso dei quali in Comune, proprio per
questo (sbagliato) numero legale se ne sono viste di tutte, lui e Gaietta
sarebbero chiamati a rispondere di ciò che hanno imposto all’Aula.
A partire –
come si diceva – dall’avere impedito in più occasioni che i Consiglieri
potessero radunarsi e validamente deliberare anche su importanti questioni.
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Mercoledì, dunque, che potrebbe accadere?
Che accadrà?
Vediamo prima lo scenario politico.
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Certo per la
maggioranza sarebbe preferibile non arrivare ad avvalersi del parere, e vedersi
così obbligata a forzare (con tutti i rischi soprattutto legali conseguenti)
con l’apertura a 13.
Meglio sarebbe se in Aula entrasse un 14.mo Consigliere, transfuga o traditore dell’Opposizione.
Ma il traditore per ora non si trova.
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E’ invece accusato un po’ più che a mezza bocca di intelligenza (scontiamo la povertà
di vocabolario) con il nemico Stefano
Pasquino, prima di Forza Italia, poi di VercelliAmica, ora seguace di
Fitto.
Ha fatto sapere che il 21 sarebbe stato all’Estero e, naturalmente, la maggioranza ha convocato il Consiglio proprio il 21.
In anticipo
rispetto agli obblighi di Legge.
Perche in anticipo?
Presto detto:
Donatella Capra ha protocollato le
dimissioni lo scorso 12 marzo.
La Legge impone
(in modo non perentorio ma ordinatorio, quindi si può sforare di poco) di
convocare i Consiglieri per la sostituzione dei dimissionari entro 10 giorni.
Che sarebbero
scaduto il 23 marzo per la prima
convocazione.
Poi si sarebbe andati alla seconda, di lì a uno o due giorni.
E’ chiaro,
invece, che venendo a conoscere in anticipo di un’assenza nel campo di
Agramante, sono stati agili e scaltri ad approfittarne.
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Ma al momento queste sembrano le uniche
criticità tra le Opposizioni.
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Sui banchi della maggioranza, invece, ci si prepara a cambiare le regole
del gioco mentre la partita si è iniziata.
Una partita che dura da quattro anni.
E si
renderebbero (renderanno) lecito un simile comportamento confortati solo dal “parere”
di un dirigente ministeriale, non certo in virtù di una decisione
giurisprudenziale, da parte di Tribunali Amministrativi o del Consiglio di
Stato (che, anzi, sono di segno opposto).
Guarda anche il parere al link:
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Naturalmente, se così dovesse avvenire, non mancherà chi ricorrerà alla
Giustizia Amministrativa, i cui tempi però sono lunghi.
Quindi dal punto di vista dei fatti che sarebbe possibile mettere a segno, il colpo
funzionerebbe.
La maggioranza tornerebbe a 18 Consiglieri e quindi potrebbero davvero, renzianamente
andare
avanti allegri e frementi.
E, se così
finisse, bisognerebbe riconoscere che, tutto sommato, dal punto di vista di chi
vuole prima di tutto conservarsi il posto, anche l’acquisto – il 26 giugno
scorso – del transfuga grillino Adriano
Brusco si sarebbe rivelato un buon affare.
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Perché il giudizio (ammesso che qualcuno possa arrogarsi il
diritto di darne) su ciò che è valido e
ciò che non è valido, ammissibile, in politica, è necessariamente un giudizio
che deve badare prima di tutto ai
risultati.
Operazione Brusco?
Oggi assicura
un Consigliere in più.
Numero Legale a 11 rimangiandosi ciò che si è sostenuto per 4 anni?
Se serve per tirare a campare va bene; la foglia di fico del resto c’è pure, con
il Parere Perrotta.
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Sin qui la fotografia che si tenterà di
consegnare alla storia
amministrativa di Vercelli dopodomani.
Il fine, del resto, giustifica i mezzi.
E se ci saranno
ricorsi, se ne aspetterà l’esito.
Ma intanto si
resterà al potere, ad occupare le stanze di Palazzo Civico.
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Ciò che accadrebbe dopo, come detto, non sarebbe altrettanto
pacifico, ma questa è un’altra storia e ognuno compie scelte libere e consapevoli.