Alessandro Ciuti e Fabrizio Tucci, uomini di Iren a Vercelli
Intanto, come in tutte le cose e le circostanze, c’è un bicchiere
mezzo pieno.
Possibile?
Possibile.
Ma andiamo con
ordine.
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Il Consiglio Comunale del 24 novembre
scorso, quello su
Atena, rappresenta un fatto
che non è esagerato definire storico.
Perché – a memoria
di chi scrive, che segue i Consigli Comunali del 1975 – non è mai accaduto che l’Assemblea di Palazzo civico: a) discutesse di Aasm prima e Atena poi, se
non per le circostanze in cui si variavano gli assetti societari e poi b) una volta stabilito che è la prima volta
in (almeno) 42 anni che il Consiglio discute su come lavori Atena, si deliberasse una censura così dura come
quella votata con 19 voti a favore e 9 astensioni dai Consiglieri.
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Detto questo (ritorneremo tra breve sulle conseguenze
operative della decisione) vediamo il
bicchiere mezzo pieno.
Il bicchiere
mezzo pieno è rappresentato da questa prescrizione
dettata dal Consiglio alla Giunta ed al Sindaco ( “prescrizione” e “dettata”, questo vuole dire una Mozione votata dall’Aula):
“Coinvolgere attivamente la I e la V commissione nel processo di
programmazione, attuazione e gestione di un moderno ed efficiente servizio di
raccolta differenziata, fornendo ai membri e ai capigruppo un piano
economico-finanziario e attuativo, che riguardi anche le modalità di attuazione”.
Nella sua
perentoria severità, la prescrizione comunque “sdogana” l’idea che a Vercelli
si debba procedere alla raccolta differenziata porta a porta.
Una severità
necessaria, perché fino ad ora l’Aula era stata destinataria di vere e proprie
buffonate pericolose, come quella presentata a marzo di quest’anno, quando si
voleva attuare una modalità di raccolta differenziata dei rifiuti di cui nulla
di fatto si sapeva, se non che sarebbe costata almeno 700 mila euro l’anno in
più ai Vercellesi, che l’avrebbero pagata con la loro Tari.
Gli autori di
quel miasmatico marasma di cose incomprensibili siedono ancora ai loro posti in
Atena, ma tant’è, si vede che a taluno piace farsi del male.
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La cosa che il
Consiglio dice chiaro è che nessuno deve illudersi più – visti soprattutto i
precedenti – che questioni di tale importanza possano essere rimesse a
riunioncelle tra quattro gatti maldestri radunati in ambulacri e posti strani.
No, la materia è
troppo seria per essere lasciata a chi ha già dimostrato tutta la propria
drammatica incapacità a trattarla e quindi deve essere discussa in modo
trasparente ed esigente nelle sedi più appropriate, che sono la Prima e Quinta
Commissione del Consiglio Comunale.
Ma – ed è il
bicchiere mezzo pieno – il Consiglio dice che la raccolta differenziata porta a
porta si deve fare.
Non era – visti
i precedenti - né scontato, né dovuto.
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Per il resto le pietre sono dure.
Nel corso del
dibattito di cui a breve metteremo on line alcuni spezzoni filmati, si
registrano cose a dir poco preoccupanti.
Quella più grave e greve.
L’Amministratore Delegato di Atena, Fabrizio Tucci dice espressamente che i tre ragazzi cui
non è stato rinnovato il contratto ( il caso è l’occasio proxima di questa
riunione straordinaria del Consiglio ) non sarebbero stati abbastanza performanti.
Si tratta di un’affermazione
agghiacciante da parte di chi di lì a pochi minuti, avrebbe visto il proprio
operato destinatario di una censura senza precedenti negli ultimi 40 anni.
Perché Vercelli
abbia lasciato che i propri giovani fossero lasciati nelle mani di questi
personaggi, questo è e resta un mistero spiegato solo – come nel corso del
dibattito ha fatto rilevare Maria Pia
Massa – con la situazione di grave necessità nella quale si trovavano i
conti del Comune in quel 17 dicembre 2015, quando Atena fu svenduta a Iren.
I tre
Sindacalisti intervenuti, Luca
Quagliotti per la Cgil, Antonio
Santoro (Cisl) e Gianluigi Guasco
(Uil) unanimi dicono che il quadro delle relazioni sindacali in Atena è oggi
semplicemente inesistente.
Al punto che
per venire a conoscenza di qualcosa che riguardasse il piano – e già ridiamo –
industriale hanno loro stessi dovuto attendere questo Consiglio Comunale.
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Sul fatto che
Atena sia stata “svenduta” anche in ordine alla possibilità di imprimere
qualsiasi indirizzo da parte del Comune di Vercelli, ormai non ci sono più
dubbi.
I conti della
transazione sono illustrati dallo stesso “uomo” di Iren.

Sono i circa 15
milioni di euro cui è stato ritenuto forse utile apporre anche la dicitura a
fondo pagina che riguarda le mance: 250 mila euro ai questuanti che richiedano “sponsorizzazioni
o liberalità” nel triennio 2015 – 2017.
Tra queste
forse anche la satisfazione della mendicità molesta per CinemadaMare.
Ma la realtà è
purtroppo questa: è stata ceduta la partecipazione di controllo di Atena per il
biblico piatto di lenticchie semplicemente perché allora il Comune aveva
bisogno.
E loro ne hanno
approfittato, senza farselo dire due volte, anzi lucidamente progettando l’operazione
già nel corso della campagna elettorale 2014.
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Cose, queste,
già dette.
Quelle non ancora dette sono state
introdotte dalla Mozione.
Si dovrà
verificare l’esatto e puntuale adempimento di tutti i contratti in corso tra
Comune di Vercelli e Atena Iren.
Perché è chiaro
che di avere l’immondizia per strada ne hanno tutti abbastanza.
L’immondizia e le foglie.
Anche se un personaggio – forse credendo di essere sul
palcoscenico di Zelig – si è reso lecito dire che – sì – insomma, può capitare
di dimenticarsi qualche Viale…
Ebbene: può
capitare, certo, ma in quel caso il Comune deve rilevarlo, farlo rilevare e
comminare la sanzione per l’inadempienza.
Poi – oltre a
quello di igiene urbana – ci sono tutti gli altri contratti: il Comune destina
ad Atena Iren una somma enorme ogni anno, circa un terzo del proprio bilancio.
Basti ricordare l’incresciosa vicenda del
semaforo in Viale
Rimembranza, rimasto in avaria perché da Atena non si procedeva a sostituire
una componente
del controvalore di circa 3 mila euro.
C’è voluto un
incidente con lamiere contorte e feriti perché – il giorno dopo – la componente
fosse trovata ed installata.
Leggi anche:
http://vercellioggi.it/dett_news.asp?id=73926
Qui il comunale masochismo arrivò fino a
tollerare che da Iren
fosse diffuso un comunicato stampa che poteva far pensare ad uno scaricabarile
ai danni di Palazzo Civico.
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Quell’episodio aprì gli occhi a tanti.
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Ora il Consiglio Comunale è chiaro: si dà mandato al Sindaco affinchè ponga
in essere tutte le azioni necessarie a verificare ogni contratto in corso.
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Ma naturalmente
l’aspetto che più di ogni altro richiede di essere verificato è il famoso “piano industriale” 2015 – 2020.
Si tratta di un
documento che prevedeva diversi impegni di investimento.
L’unico investimento fino ad ora visto – a parte, si permetta di celiare, quello di Viale Rimembranza di cui si è
già detto – è stata la conversione a Led
dell’illuminazione cittadina.
Qui siamo davvero al gioco delle tre carte.
Il Comune paga
tutto: investimenti, manutenzione e costo dell’energia elettrica.
E bisogna
(bisognerebbe) ancora dire grazie di qualcosa ad Iren, che si fa pagare tutto:
investimenti, manutenzione, tariffa elettrica.
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Dove invece toccherebbe ad Iren sborsare
qualcosa siamo al vero e proprio suk.
Non si è fatto il teleriscaldamento perché la Regione deve ancora decidere.
Non si fa la metanizzazione dei mezzi perché – ohibò – ci siamo
accorti che dovremmo allestire pompe distributrici anche di carburanti
tradizionali.
Né si fa alcunché per i nuovi laboratori perché – sapete – ci vuole tanto tempo per
le autorizzazioni.
Sicchè quello che aveva determinato, a dicembre 2015, il voto favorevole delle (risicata) maggioranza consiliare, i 147
milioni di investimenti, ora sarebbe realizzato solo in ordine ai 3 milioni
investiti dal Comune e non da Atena per i Led.
E sarebbe, forse nei disegni di Iren, possibile far credere che Soci
industriali non si fossero accorti, allora, che teleriscaldamento,
metanizzazione, pratiche autorizzative dei laboratori sarebbero stati oggetto
di istruttorie complesse.
Sicchè quelle
previsioni di investimento vi è chi – in Consiglio – le ha prese per semplici
specchietti per allodole già in proprio vogliose di finire male facendo finire
peggio il Comune.
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Poi la fantasia di nuovo galoppa senza briglie: sì, ma entro il 2022 (non più 2020) vedrete che faremo un impianto per trattare
gli scarti di legno. Che prima erano di plastica, ma non è importante.
Poi vedrete, poi faremo, poi vi faremo
sapere.
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Un modo di fare
che non sta bene a nessuno, tanto meno a Maria
Pia Massa che integra la mozione con questa previsione: entro e non oltre
30 giorni da questo Consiglio Atena deve presentare non solo il piano industriale
aggiornato, ma soprattutto la progettazione esecutiva con il crono programma.
Significa: il giorno tale apriremo il cantiere per questo, il tal
altro per quell’altra cosa.
Ovviamente, un
piano dei conti che veda gli investimenti fatti da Atena e non dal Comune.
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Si noti che la
locuzione reca il termine essenziale “entro
e non oltre”; non limitandosi a porre il termine generico “entro”.
Ancorchè ci
siano sentenze di Cassazione che in qualche modo attenuino la cogenza del
termine, resta il fatto che l’intento
dei Consiglieri è chiaro.
Per quel che ci riguarda, noi alziamo subito le mani e ci arrendiamo a
prescindere ed a priori.
